Nei giorni che seguirono Agostino e i suoi amici frequentarono la chiesa di Milano. Non erano solo entrati a far parte dei fedeli che camminano verso la Gerusalemme celeste, ora si sentivano uniti a tutti loro da un vincolo profondo di riconoscenza. "Quante lacrime versavo, o Signore, ascoltando gli inni che risuonavano dolcemente nella tua chiesa? Una commozione violenta e quelle lacrime che scorrevano mi facevano bene. Non era molto tempo che la chiesa milanese aveva introdotto questa pratica di cantare affratellati, all'unisono di voce e di cuore, con grande fervore. Io e i miei amici poi (Alipio, Evodio, Nebridio, Adeodato) stavamo sempre insieme e avevamo fatto il santo proposito di abitare insieme anche per l'avvenire. In cerca anzi di un luogo ove meglio operare servendoti, prendemmo congiuntamente la via di ritorno verso l'Africa" (Conf. IX, 7.14-15; 8.17).
Ai primi di settembre del 387 si misero dunque in viaggio per il ritorno. Forse in questa decisione ebbe un certo peso il desiderio di Monica, la quale, compiuta ormai la sua missione, desiderava far ritorno ai suoi monti e chiudere i giorni là dove quella missione era cominciata e dove riposava Patrizio. Ma giunta la piccola comitiva ad Ostia Tiberina, Monica muore.
Poco prima di morire, in un momento di grande intimità, madre e figlio parlano di Dio e si elevano a lui in un'estasi mistica. Ma noi rovineremmo tutto a parlarne. Bisogna leggerla integralmente.
Indietro | Avanti |