Il cammino di ritorno non sarà né breve né facile come quello dell'andata. Non dimentichiamo che Agostino è un grande pensatore. Il suo primo allontanamento da Cristo fu determinato più che dai disordini morali, da ragioni o pregiudizi intellettuali, mutuati, questi ultimi, unicamente dai Manichei. Due soprattutto: la concezione antropomorfica di Dio e il ripudio di molta parte del Vecchio Testamento. A confutarli fu Ambrogio con la sua predicazione. Agostino comincia ad ascoltarlo per giudicare la sua oratoria e finisce per gustarne i contenuti. “Frequentavo assiduamente le sue istruzioni pubbliche, non però mosso dalla giusta intenzione: volevo piuttosto sincerarmi se la sua eloquenza meritava la fama di cui godeva, ovvero ne era superiore o inferiore. M'incantava la soavità della sua parola, ma non mi interessavo al contenuto, anzi lo disdegnavo. Pure insieme alle parole, da cui ero attratto, giungevano al mio spirito anche gli argomenti. Non potevo separare gli uni dalle altre, e mentre aprivo il cuore ad accogliere la sua predicazione feconda, vi entrava insieme la verità che predicava, sia pure per gradi. Incominciai ben presto a rendermi conto che anche le sue tesi erano difendibili, cioè che non era temerario sostenere la fede cattolica, mentre fino ad allora ero persuaso che nessun argomento si potesse opporre agli attacchi dei manichei. La fede cattolica non mi appariva vinta, ma non si mostrava ancora vincitrice" (Conf. V, 13.23; 14.24).
Per quanto riguarda l'idea di Dio e l'interpretazione della Bibbia, ascoltiamo ancora Agostino. "Ogni domenica lo ascoltavo mentre spiegava rettamente la parola di verità in mezzo al popolo, confermandomi sempre più nell'idea che tutti i nodi stretti dalle astute calunnie dei miei seduttori a danno dei libri divini, potevano sciogliersi. La scoperta poi da me fatta, che i cattolici non intendevano le parole o v'è detto che l'uomo fu da te fatto a tua immagine nel senso di crederti e pensarti rinchiuso nella forma di un corpo umano, per quanto non riuscissi a scorgere come fosse una sostanza spirituale, mi fece arrossire gioiosamente di aver latrato per tanti anni non già contro la fede cattolica, bensì contro fantasmi creati da immaginazioni carnali. Di qui la mia confusione, la mia conversione, la mia gioia, Dio mio, perché la tua Chiesa, corpo del tuo unico Figlio, nel cui grembo mi fu inoculato da fanciullo il nome di Cristo, non si compiaceva di futilità infantili. Gioivo pure che la lettura dell'antica Legge e dei Profeti mi fosse proposta con una visuale diversa dalla precedente, la quale me li faceva apparire assurdi, e mi rallegravo di sentir ripetere da Ambrogio, come una norma che raccomandava caldamente: `La lettera uccide, lo spirito invece vivifica'. Così quando, scostando il velo mistico, scopriva il senso spirituale di passi che alla lettera sembravano insegnare un errore, le sue parole non mi spiacevano, benché ignorassi ancora se erano veritiere. Potevo guarire con la fede, ma, come accade di solito, che dopo aver incontrato un medico cattivo si ha paura di affidarsi anche al buono, così la mia anima ammalata e risanabile soltanto dalla fede respingeva la guarigione per timore di una fede sbagliata. Da allora, tuttavia, cominciai a preferire la dottrina cattolica, anche perché la trovavo più equilibrata e assolutamente sincera nel prescrivere una fede senza dimostrazioni, che a volte ci sono ma non sono per tutti, altre volte non ci sono affatto. Il manicheismo invece prometteva temerariamente una scienza, e poi imponeva di credere a un grande numero di fole indimostrabili e assurde" (Conf. VI, 3.4.5).
L'interpretazione allegorica della Bibbia e la spiritualità di Dio non furono i soli argomenti ai quali Agostino prestò attenzione ascoltando Ambrogio. Ce ne furono altri, come la creazione del mondo e la libertà umana. La creazione, dando ragione dell'origine dell'universo spirituale e materiale, tagliava corto con ogni forma di dualismo e di panteismo; la libertà poneva nell'uomo stesso e non, come insegnavano i manichei, in una natura diversa da lui, l'origine del male che commettiamo, mentre l'origine del male che soffriamo deve cercarsi nell'equità dei giudizi divini (Conf. VII, 3.5).
Un primo grande passo era stato compiuto. Quando la madre Monica arrivò a Milano, seppe da Agostino che non era più manicheo. Se ne rallegrò, ma senza meravigliarsene: sentiva che Dio stava per esaudire le sue preghiere. “Nel mio dubitare di tutto, risolsi di abbandonare davvero i manichei. Giudicai che proprio in quella fase di incertezza non dovessi rimanere in una setta che ormai ponevo più in basso di parecchi filosofi. Decisi dunque di rimanere come catecumeno nella chiesa cattolica, raccomandatami dai miei genitori, in attesa che si accendesse una luce di certezza, su cui dirigere la mia rotta" (Conf. V, 14.25).
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