"Offrire tutte le preghiere personali e comunitarie, la recita del rosario e dell'ufficio divino per Benedetto XVI in questo difficile momento, affinché la grazia di Dio lo sostenga."
È l'invito rivolto dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, ai fedeli riuniti nella parrocchia pontificia di Sant'Anna, venerdì sera 26 marzo. L'occasione è stata l'esecuzione del Requiem di Gabriel Fauré (1845-1924), promossa dal parroco padre Bruno Silvestrini, in preparazione alla Settimana Santa. Le musiche all'organo sono state eseguite da padre Jafet Ramon Ortega Trillo, vice parroco, i canti dal coro «La Rocca» di Altavilla Vicentina, diretto da Maria Antonella Casarotto. Interpreti Julie Ann Parson, soprano, e Andrea Castello, baritono. Ha presentato Nicla Sguotti. Padre Silvestrini ha introdotto la serata ricordando un brano di sant'Agostino sul canto, inteso come «reazione dell'uomo che soffre sulla terra e che gioisce nel cielo». Tra i presenti gli arcivescovi Carlo Maria Viganò, Piero Marini, Oscar Rizzato e Francesco Gioia. (Nicola Gori)
INTRODUZIONE AL CONCERTO
Benvenuti a tutti,
Eminenza Reverendissima Signor cardinale,
Angelo Comastri,
Vicario Generale di Sua Santità
per la Città del Vaticano,
Eccellenze, Monsignori, fratelli e sorelle!
La parrocchia di Sant’Anna ha organizzato questo momento di meditazione nel periodo in cui la Chiesa
in tutto il mondo rivive il grande mistero della passione e resurrezione di Gesù.
Permettete che rievochi una celebre pagina di Sant’Agostino, che vede nel canto la reazione dell’uomo che soffre sulla terra e che gioisce nel cielo.
«Cantiamo Alleluia anche adesso, sebbene in mezzo a pericoli e a prove che ci provengono e dagli altri e da noi stessi. … Anche adesso, dunque, cantiamo Alleluia. …..
Qui e lassù si cantano le lodi di Dio, ma qui da gente angustiata, lassù da gente libera da ogni turbamento;
qui da gente che avanza verso la morte, lassù da gente viva per l'eternità;
qui nella speranza, lassù nel reale possesso;
qui in via, lassù in patria.
Cantiamolo dunque adesso, fratelli miei, non per esprimere il gaudio del riposo ma per procurarci un sollievo nella fatica.
Come sogliono cantare i viandanti, canta ma cammina; cantando consolati della fatica, ma non amare la pigrizia. Canta e cammina!..»