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Anniversario di Vita Sacerdotale di Padre Gioele Schiavella

Celebrazione nella solennità di Sant'Anna

Città del Vaticano
, 26/07/2018

La comunità della Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, nella solennità della sua santa patrona e titolare, ha ricordato il 73° anniversario di vita sacerdotale di Padre Gioele Schiavella nel corso della Santa Messa di Mezzogiorno.
La celebrazione è stata presieduta da Padre Gioele Schiavella e hanno concelebrato il parroco e priore P. Bruno Silvestrini, il vicario dell’ordine agostiniano P. Joseph Farrel e il vice parroco P. Jafet Ramón Ortega Trillo che ha curato l’animazione liturgica.
I numerosi fedeli presenti si sono stretti nell’abbraccio affettuoso che quotidianamente sostiene e ravviva l’operato di Padre Gioele per l’intera comunità.
Qui di seguito si riporta il testo dell’omelia tenuta da Padre Gioele.

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Celebriamo oggi la solennità di s. Anna, madre della B. Vergine Maria, Patrona e titolare di questa chiesa da sempre,  sin dalla sua costruzione nel 1565, detta anche S. Anna dei Palafrenieri, una Confraternita di gentiluomini di corte, con mansioni di fiducia, che avevano come loro patrona s. Anna.

Il Protovangelo di Giacomo, scritto nel secondo secolo dopo Cristo afferma che Anna dette alla luce Maria dopo molti anni di sterilità e che a tre anni dalla nascita la condusse al tempio, in adempimento di un voto che aveva fatto. Nei vangeli manca qualsiasi accenno ai genitori  della Vergine.

Anna, creatura privilegiata, perché faceva parte della famiglia in cui Gesù scelse di nascere per venire in questo mondo. E’stata la madre dell’Immacolata Vergine Maria, colei che tutte le generazioni chiameranno Beata. Possiamo immaginare l’amore, le attenzioni di Anna per quella creatura privilegiata sopra ogni altra creatura, preservata dal peccato originale e da ogni altro peccato.  In molte immagini sono raffigurati insieme: Anna, Maria e il Bambino Gesù.

P. Bruno ha voluto che quest’anno, nella festa di S. Anna venisse ringraziato il Signore per il dono del sacerdozio, ricordando il giorno lontano della mia ordinazione sacerdotale: 73 anni fa, nel 1945. Si era nel dopo guerra in cui era in atto la faticosa  ricostruzione materiale dalle rovine materiali, e della convivenza pacifica, dopo anni di violenze, di lutti, di odio.

Ci son due aspetti che  sono presenti nella celebrazione della festa di s. Anna e nella mia ordinazione sacerdotale. La fiducia nella bontà misericordiosa del Signore accomuna questi due eventi Anna in avanzata età diviene madre dopo tanti anni di sterilità.  Quante volte, recitando il Sal. 71 (70) avrà esclamato:  Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza; la mia fiducia   mi fa dire “Nella vecchiaia e nella canizie, Dio, non abbandonarmi, finché io annunzi la tua potenza, a tutte le generazioni, le tue meraviglie (8,18).

Ricordo gli anni in cui, prima della riforma liturgica, ai piedi dell’altare, all’inizio della s. Messa  dicevo le parole del salmo: Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam”. Anche i sacerdoti anziani pronunciavano la frase Dio allieta la mia gioventù, anche se giunti alla tarda età. Ma perché laetificat se già era tramontata? ? Perché  l’amore di Dio è eterno e rimane inalterato in tutti i tempi della nostra vita.

2. La testimonianza della presenza di Dio nel mondo. Anna testimonia la presenza di Dio, per avere avuto l’altissimo privilegio di dare alla luce Maria, la madre di Gesù  figlio di Dio, venuto nel mondo per fare di noi: figli adottivi di Dio.

Il sacerdote, testimonia la presenza di Dio perché è stato consacrato per  continuare la missione di Gesù sulla terra.

In entrambi i casi è presente l’elemento umano e quello divino: Anna dà alla luce Maria, come tutte le mamme è elemento umano; Dio rende Maria la madre di Gesù: la creatura più amata, esente dal peccato originale.

Anche nel sacerdote è presente l’elemento umano l’elemento divino.

L’elemento umano:

1°. E’ scelto fra gli uomini, quindi Il sacerdote ha in comune con gli altri uomini  i limiti e le debolezze proprie della natura umana. Per tale motivo  il sacerdote  sente anch’egli  il bisogno di essere perdonato,  sostenuto, compreso, accettato. La sofferenza e il senso della propria fragilità lo rende idoneo  a comprendere e a confortare  coloro che si trovano  in ogni genere di afflizione.”.

Tra i discepoli scelse i dodici apostoli, tra i quali c’era Giuda, il traditore- Nel corso dei secoli ha continuato a chiamare  pastori per il suo gregge, cioè la Chiesa.

Si è sacerdoti  per vocazione divina non per propria iniziativa “E’ lui - ha scritto s. Paolo - che ci ha chiamati con una vocazione santa, non in virtù delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia che ci fu data in Cristo Gesù” (2 Tim 1,9). Nella lettera agli ebrei (4,1) viene descritta la missione del sacerdote : “scelto tra gli uomini, è costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Ebr 5,1, ssq.)

La missione: predicare il vangelo: Noi, fratelli, non predichiamo noi stessi, ma Gesù X° nostro Signore; quanto a noi siamo vostri servitori per amore di Gesù” (2 Cor 4,5).“Il Per  annunciare la parola di Dio, deve prima saper ascoltare, e questo  in un duplice significato: da una parte, accogliendo interiormente nella preghiera assidua l’ ispirazione divina, (sit orator, antequam dictor – prima di essere oratore, sia un orante), in modo che la Parola di Dio sia da lui assimilata e trasformi la sua vita, per poter essere testimone oltre che maestro. poi dedicandosi allo studio della sacra scrittura.

L’elemento divino:

b) Amministrare i sacramenti

1. A chi rimettere i peccati saranno perdonati” ha detto Gesù (GV 21,23) Chiamato a conoscere le colpe degli altri, non per criticare o condannare le persone, ma per liberarle dalla colpa mediante il perdono di Dio. Nulla può migliorare il mondo, se il male non è rifiutato e perdonato. Ma questo perdono può darcelo solo il Signore mediante il sacerdote.

 Quando il sacerdote  pronuncia le parole “Io ti assolvo, lo fa non nel suo nome, ma nel nome di Gesù “in persona Christi”, che vuole servirsi delle sue labbra e delle sue mani per prolungare nei secoli il dono ineffabile della sua presenza e della sua misericordia.

 L’eucaristia è il centro e vertice della vita della Chiesa ed è la principale ragione di essere del sacramento del sacerdozio, istituito insieme all’Eucaristia.

Essere  sacerdote significa entrare in questa auto-donazione  di Cristo.

Papa Benedetto XVI commenta : “Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è, ma trasformato, purificato, “aperto” mediante l’inserimento nell’altro, nel quale il mio io  acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così “uno in Cristo” (Gal 3,28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento: Io, ma non più io.”

Ci sono preti cattivi? No, risponde Agostino, perché se sono cattivi, non sono preti, perché in tal caso, è un nome vuoto di significato. A quel modo che un miserabile e disperato, chiamato Felice. Non è per questo meno infelice. Rifiutare la Chiesa perché in essa alcuni sono indegni, sarebbe una rovina, perché è nella Chiesa che i fedeli trovano Cristo”.

Il sacerdozio è un dono al mondo,

Pietro: Signore, abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Che ci darai in premio? La risposta di Gesù: Il centuplo in questa vita, e la vita eterna. A distanza di duemila anni da quelle parole, possiamo tutti testimoniare la realizzazione quella profezia nella nostra vita, per quanto riguarda il centuplo e, con la grazia di Dio, per la futura eternità.