Solenne celebrazione in Sant’Anna del Pontificio Collegio Canadese
Martedì 21 novembre, alle ore 19, nella Pontificia Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il Pontificio Collegio Canadese e i sacerdoti di Saint-Sulpice hanno celebrato solennemente la memoria della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria.
Ha presieduto la liturgia Sua Eccellenza Monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, affiancato da Monsignor José Avelino Bettencourt, Capo del Protocollo della Segreteria di Stato, alla presenza di numerosi concelebranti.
All’inizio della celebrazione eucaristica il Rettore del pontificio Collegio, Mons. Jaroslaw Kaufmann, ha ringraziato il Parroco Padre Bruno Silvestrini e le Eccellenze presenti M. Dennis Savoie, Ambasciatore del Canada presso la Santa Sede e Daniela Amalia Renosto, Chargée des affaires multilaterales en Italie et des relationes avec le Saint-Siège.
Hanno animato la liturgia alcuni cantori della Cappella Giulia della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano., accompagnati all’organo dal maestro Josep Solé Coll e diretti dal M. Raùl Orlando Arreguín.
Hanno prestato servizio liturgico, guidati dal cerimoniere Padre kim D’Souza, i seminaristi Legionari di Cristo: H. Andrew Wing, H. Kevin Micael O’Byrne, H. Kramer Cameron e H. Kevin Gillis.
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1. Chiamati a scoprire sempre quale è la volontà di Dio nella nostra vita: l’uomo dinanzi a se stesso e solo davanti a Dio. La verità sulla mia vita; i suoi progetti e le sue paure… noli foras ire! Non avere paura di questo momento perché è quello in cui Dio parla; ma io sono capace di ascoltare? Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono = fanno diventare propria!
2. L’esigenza di trasformare se stessi a partire dalla mentalità; il modo di pensare! Dio è Dio non un uomo…
3. Ipocrisia cioè l’arte di fingere per ingannare l’interlocutore. È la paura per la verità. È tipico di chi vive con una maschera sul volto e non ha la forza né il coraggio di confrontarsi con la verità. Si preferisce fingere piuttosto che essere se stessi; la finzione impedisce di avere coraggio per dire apertamente la verità e, in questo modo, ci si sottrae facilmente all’obbligo morale di dirla sempre, dovunque e nonostante tutto. In un mondo dove la verità si è frantumata e dove le relazioni interpersonali si vivono all’insegna del formalismo, gli ipocriti hanno vita facile. La coltura del virus dell’ipocrisia, infatti, abbonda e fermenta facilmente laddove tutto è dato come apparenza e mai come sostanza. L’ipocrisia, d’altronde, non sarà mai capace di amore, perché vive di egoismo e non ha il coraggio di mostrare il suo vero volto. Gli antichi greci erano soliti definire gli attori con il termine di “ipocrita” in quanto erano chiamati a interpretare la parte nella recitazione.
Nietzsche, da sua parte, scrive testualmente che “la vita è una commedia che si recita”, ma essa è così ambigua che può essere o una rappresentazione ingenua e innocente di sé oppure “la più astuta e consapevole ipocrisia”. Nel suo Al di là del bene e del male, giungerà a dire che l’uomo è “condannato alla commedia” e ogni parola che pronuncia è sempre e solo “una maschera”. Eleazaro il quale si rifiuta di “fingere”, cioè di essere ipocrita, e accetta la morte perché nessuno pensi che “per la mia ipocrisia altri siano tratti in inganno a causa mia” (2 Mc. 5, 24). Gesù rimprovera fortemente l’ipocrisia. Essa viene intesa come il comportamento falso di chi dinanzi a lui mostra compiacimento per la sua parola, ma nell’intimo pensa il contrario e agisce poi di conseguenza.
Diventa difficile, ad esempio, sopportare l’ipocrisia nella Chiesa perché viene identificata come luogo in cui non solo si annuncia la verità, ma si vive del comando dell’amore. Incontrarsi con degli ipocriti non è mai desiderabile, ma è detestabile quando questi sono ministri del Vangelo. Non dovremmo mai dimenticare le parole del Signore, che in questo contesto assumono un valore paradigmatico da cui nessuno può prescindere: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno” (Mt 5,37).
4. Maria davanti a Dio come offerta della sua vita per entrare nel mistero della salvezza.
5. Ti rendiamo grazie per averci ammesso alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale.