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Quel crocifisso donato dagli operai

Opera artigianale delle maestranze vaticane

Città del Vaticano
, 26/07/2017

L’ambiente quotidiano dell’officina meccanica nel quartiere industriale della Città del Vaticano si è trasformato per una mattina in una chiesa. Tra bulloni, lamiere, torni, trapani, mole e compressori, non mancavano l’altare, il coro, i fedeli, gli impianti audio, la musica, i fiori e i paramenti liturgici. E in questo capannone adattato a navata per la concelebrazione eucaristica, operai, maestranze, impiegati e responsabili dei servizi tecnici del Governatorato hanno accolto

il Papa la mattina del 7 luglio.

Francesco è arrivato in automobile davanti al capannone e ha salutato i numerosi operai che lo attendevano in divisa da lavoro. Tra selfie e strette di mano, si è intrattenuto a salutarli, quindi si è diretto verso il centro del laboratorio, dove era stato collocato l’altare per la messa concelebrata da padre Rafael García de la Serrana Villalobos, direttore dei Servizi tecnici del Governatorato, e dall’agostiniano Bruno Silvestrini, parroco di Sant’Anna.

Nelle intenzioni dei fedeli si è pregato per il Papa, i vescovi, i lavoratori, i disoccupati, e perché il guadagno e il lavoro non rendano schiavo l’uomo.

Una preghiera è stata fatta anche per tutti i defunti e per Luigi, il papà dell’aiutante di Camera del Pontefice, Sandro Mariotti. Come aveva fatto all’omelia, Francesco ne ha parlato anche al termine della messa, durante la quale ha distribuito

la comunione ai partecipanti.

Ha ricordato che Luigi era dipendente del servizio edilizia e che qualche volta veniva mandato anche a fare dei lavori nell’appartamento di Giovanni Paolo ii. Una sera, l’operaio stava ancora lavorando, quando Papa Wojtyła rientrò e vedendolo gli chiese cosa stesse facendo lì a quell’ora. Gli domandò se aveva figli e alla risposta dell’operaio che ne aveva quattro, il Papa lo invitò ad andare a casa perché,

gli disse, un padre a quell’ora deve stare con i suoi figli.

Quindi padre Silvestrini ha salutato Francesco a nome di tutti i presenti, sottolineando come da ormai otto anni, ogni primo venerdì del mese, a turno, i padiglioni del centro industriale vaticano, «divengono una piccola grande chiesa»: infatti, gli operai allestiscono l’altare — aiutati dalle suore francescane missionarie di Maria — e abbelliscono i locali, sistemano i fiori, preparano i canti e le preghiere» e partecipano sempre numerosi alla celebrazione della messa.

Infine il direttore dei servizi tecnici ha donato al Papa un crocifisso, realizzato per l’occasione dai lavoratori di ogni reparto tecnico: i falegnami hanno preparato la base, gli elettricisti il primo tronco, gli idraulici le due braccia con il bullone in cima e i fabbri la figura di Gesù in ferro battuto.

Gli operai che componevano il coro hanno dedicato al Pontefice una canzone del  cantautore argentino contemporaneo Fito Páez, Yo vengo a ofrecer mi corazón composta nel 1985. Il Papa ha concluso la visita - durata quasi un’ora e mezzo - nel laboratori di falegnameria condividendo un caffè con i presenti. (Nicola Gori)

Osservatore Romano 08-07-2017