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Conclusione del mese mariano guidato dal Card. Angelo Comastri

Recita del rosario e della processione “aux flambeaux” nei Giardini Vaticani

Città del Vaticano
, 31/05/2017

La bellezza, la ricchezza e il successo visti con gli occhi di Maria. Intorno a queste tre parole si è sviluppata, nella sera del 31 maggio, la meditazione del cardinale Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, al termine della recita del rosario e della processione aux flambeaux nei Giardini vaticani che hanno come da tradizione concluso il mese mariano.

Il porporato ha sottolineato che mentre per il mondo la bellezza si riferisce di solito «alla mera apparenza fisica», Maria «era bella perché era la pura bontà». E se per l’uomo moderno la ricchezza si traduce in «beni materiali accumulati», per la madre di Gesù, invece, l’unica ricchezza era suo figlio e «il miglior modo di essere ricchi è quello di donare, per avere un tesoro nel cielo». Se si pensa, infine, al tanto ricercato successo, occorre ricordare che per Maria questo si traduceva nel «compiere in tutto e per tutto la volontà di Dio».

Alla processione, che si è conclusa alla Grotta di Lourdes, hanno partecipato il parroco di Sant’Anna in Vaticano, l’agostiniano Bruno Silvestrini, che ha letto un brano del vangelo (Luca, 1, 26-38), alcuni cardinali (tra i quali il decano del Collegio cardinalizio Sodano e il segretario di Stato Parolin) e prelati (tra loro, gli arcivescovi Becciu, sostituto, e Gänswein, prefetto della Casa pontificia), oltre a numerosi dipendenti. Ai presenti, le suore figlie della Carità in servizio a Casa Santa Marta, che celebrano quest’anno il quarto centenario del carisma vincenziano, hanno donato la medaglietta con l’immagine della Vergine apparsa a santa Caterina Labouré nel 1830 a Parigi.

Si riportano degli appunti della calda, vivace e penetrante esortazione del Cardinale Angelo Comastri, Vicario di Dua Santità per la Città del Vaticano.

Cinque parole lavate nell'acqua limpida di Maria

Per stimolarci al coraggio e alla coerenza della testimonianza, prendo cinque parole molto usate ma, purtroppo, sporcate dal materialismo e le lavo nell’acqua limpida della vita della Madonna: ritroveranno il loro splendore recuperando la verità del loro significato.

Prima parola: bellezza!                                                 

Oggi c’è il culto della bellezza, si fanno gare di bellezza… ma cos’è la bellezza?

Ve lo dico con un episodio accaduto nella Piazza del Santuario di Loreto. Un pomeriggio durante la processione eucaristica notai uno strano movimento in fondo alla Piazza.

La gente si voltava, sorrideva, era distratta. Non capivo cosa stesse succedendo.

Al termine della processione domandai al Padre Cappuccino presente in Piazza, che cosa era accaduto. Mi rispose: “Sono venute da San Benedetto del Tronto un gruppo di ragazze che partecipano al Concorso di Miss Italia! Ed è saltato tutto!”.

Rimasi stupito e anche un po’ amareggiato, però mi venne subito un’idea.

Chiesi prontamente il microfono e invitai tutti a restare in piazza perché dovevo presentare la nuova Miss Italia. L’attenzione fu subito altissima. Chiamai una mamma calabrese che da tanti anni veniva a Loreto, portando con sé i suoi due figli handicappati mentali.

Li accudiva come due gioielli e veniva in pellegrinaggio per chiedere alla Madonna di farla morire un quarto d’ora dopo i suoi figli.

Sul suo volto brillava la bellezza dell’amore non sfiorato da nessuna ombra di egoismo. Era la bellezza vera!

“Ecco Miss Italia!”, gridai.

Questa è la bellezza che brillava sul volto di Maria… e partiva dal suo cuore veramente bello, perché immacolato.

L’Angelo giustamente le aveva detto:

“Gioisci, tu che sei stata riempita di bellezza! Il Signore è con te”.

Se non recuperiamo questa bellezza, il mondo si popolerà di mostri… con maschere di bellezza.

  1. Seconda parola: ricchezza!

La ricchezza, per tanta gente, è una febbre: molti vivono soltanto per accatastare denaro... ma, ahimè, nella bara non serviranno le tasche, perché nulla potremo portare con noi. Eccettuata... la vera ricchezza: la ricchezza di una vita intessuta di opere buone.

Madre Teresa di Calcutta, con incantevole semplicità, un giorno disse: "Nell'aldilà potremo portare soltanto una valigia: la valigia della carità!". È verissimo.

Con chiarezza Gesù ha affermato: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque erano sagge" (Mt 25,1-2).

Che cos'è la stoltezza? Gesù ci risponde attraverso un'altra parabola, nella quale egli parla di un uomo che impegna tutta la vita per accumulare ricchezze... false. Ricchezze false non sono soltanto il denaro e i beni materiali, ma tutte quelle ricchezze che non riempiono il cuore e non rendono felice l'uomo.

Tali sono: la bellezza fisica, la fama, il successo, la carriera, il potere e ogni forma illusoria di sicurezza e di affermazione.

Tiziano Terzani, uno scrittore e giornalista contemporaneo, ha osservato: "Non ci sono dubbi negli ultimi secoli abbiamo fatto enormi progressi. Siamo riusciti a volare come uccelli, a nuotare sott'acqua come pesci, andiamo sulla luna e mandiamo sonde su Marte. Ora siamo persino capaci di clonare la vita. Eppure con tutto questo progresso non siamo in pace né con noi stessi né con il mondo attorno. Anzi, l'uomo non è mai stato tanto povero spiritualmente come da quando è diventato così ricco materialmente".

Gesù giustamente osserva che lo stolto, quando pensa di aver raggiunto il suo scopo, attraverso l'accumulo delle ricchezze, gongolante esclama: "Anima mia, ora hai a disposizione molti beni, per molti anni: riposati, mangia, bevi, datti alla gioia" (Lc 12,19).

sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio" (Lc 12,20-21).

Quante persone oggi rassomigliano a questo stolto!

Maria era diversa, Maria era veramente sapiente! Maria apparteneva al popolo dei poveri: cioè, era una persona che non puntava sul possedere, né sull'accumulare.

Maria aveva trovato la vera ricchezza: Dio! La sua casa a Nazaret ancora oggi profuma di povertà: addirittura, è una grotta che noi moderni saremmo tentati di chiamare "stalla". Eppure in quella stalla è vissuta la creatura più ricca, la "signora" nel senso più vero e più pieno della parola.

Lasciamo che la storia bella di Maria parli oggi anche a noi e ci faccia allentare la morsa delle mani su tante ingannevoli e illusorie ricchezze.

Guardando Maria, "la vera signora", viene da sorridere davanti ai cosiddetti "signori di questo mondo": costoro sono veramente dei poveretti e, prima o poi, appariranno nella totale nudità della loro miseria spirituale.

Dio ci liberi dal rischio di appartenere a questa categoria di persone!

 

  1. Terza parola: successo!

Chiediamoci: chi sono i veri grandi? Qual è il vero successo nella vita? Chi sono i veri VIP?

Quando l’Angelo andò nella povera casa di Maria, ella era una sconosciuta per il mondo di allora: era una donna senza successo!

Erano famose, in quel tempo, Cleopatra… Erodiade… Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto.

Maria, però, era veramente grande perché aveva Dio nel cuore e le sue mani erano aggrappate all’Onnipotente.

Dopo duemila anni chi ricorda più Cleopatra o Erodiade o Livia, la moglie dell’imperatore? Di Nerone... che cosa resta? E il "Palatino" oggi che cosa è?

Maria, invece, è benedetta da tutte le generazioni e il suo nome è invocato da un angolo all’altro della terra.

Lo stesso Giosuè Carducci, autore blasfemo di un inno a Satana, si fermò rispettoso davanti a Maria e disse:

“Ave Maria!

Quando su l’aure corre l’umil saluto, i piccioli mortali scovrono il capo, curvano la fronte Dante e Aroldo”, cioè il dotto e il semplice.

Maria ci ricorda che gli unici veri grandi non sono coloro che riempiono gli schermi televisivi o possiedono vistosi conti in banca: i veri grandi sono coloro che costruiscono la vita sulla roccia: e la roccia è Dio e soltanto Dio.

Vengono in mente le parole del Salmo 37:

“Non adirarti contro gli empi,

non invidiare i malfattori.

Come fieno presto appassiranno,

cadranno come erba del prato”.

 

E così accade! Il Salmista continua:

           “Ho visto l’empio trionfante

Ergersi come cedro rigoglioso;

sono passato e più non c’era,

l’ho cercato e più non si è trovato”.

La storia di ogni giorno ci conferma la verità di queste parole del Salmo.

Quarta parola: libertà!

Anche questa parola oggi è un idolo… ma cos’è la libertà? Quante volte il capriccio… viene chiamato libertà; quante volte l’orgoglio viene chiamato libertà; quante volte il rotolarsi nel fango… viene chiamato libertà.

Tempo fa – lo ricorderete – un giovane morì a Segrate dopo aver assunto un miscuglio di droghe in una notte di cosiddetta libertà.

La stampa ripetutamente ha osservato che la morte del giovane era stata causata da “un’impostazione sbagliata della miscela di droghe”.

Che follia! Che disonestà!

Nessuno ha avuto il coraggio e l’onestà di dire che la morte è stata causata da un uso sbagliato della libertà; cioè da una impostazione sbagliata della vita. Se non ritroviamo il coraggio di dire la verità riguardo alla libertà, la libertà diventerà il cimitero di tantissimi giovani.

Pochi anni fa venni a sapere che un uomo quarantenne, che conoscevo bene, aveva abbandonato la moglie per accompagnarsi con la sua segretaria. La figlia maggiore, in un momento di disperazione, si lanciò con il motorino contro un albero: uscì viva per miracolo, pur riportando conseguenze gravi e permanenti.

Chiamai il padre e gli dissi: "Almeno questo messaggio ti farà riflettere!".

Mi rispose testualmente:

"E perché? Il torto è di mia figlia! Non ha capito niente (la figlia!). Lei non c'entra nulla con la mia storia (la figlia!). Io ho semplicemente riconquistato la mia libertà".

Ecco la grande menzogna: la libertà staccata dalla responsabilità e, pertanto diventata capriccio capace di calpestare anche gli affetti più sacri.

Guardiamo, ancora una volta, la storia incantevole di Maria: nel momento in cui dice di essere la serva del Signore, Maria è la creatura più libera che sia mai apparsa sulla faccia della terra.

Dio è l’unico padrone che non rende schiavi, ma dà sostegno e contenuto alla libertà; infatti, a che serve essere liberi se non sappiamo più qual è il senso e lo scopo della libertà?

Quinta parola: felicità!

Julien Green, nel suo monumentale Diario, non si stancava di dire: “Se volete sapere dove non abita la felicità, frequentate i luoghi di divertimento: lì troverete briciole di piacere… ma di felicità… neppure l’ombra!”.

È vero! Il cuore felice è il cuore buono; la persona felice è la persona che ha sconfitto l’orgoglio e l’egoismo dentro di sé… ed ha avvertito di conseguenza, un’inondazione di Dio che porta felicità.

Santa Teresa di Lisieux nel Natale del 1886 fece un piccolo atto d’umiltà per salvare la serenità della sua famiglia. Sentite cosa provò: “Da quel momento sentì il bisogno di dimenticare me stessa per pensare agli altri. E, da allora, fu felice!”.

Guardiamo ancora Maria. Dopo aver detto il suo sì a Dio (il sì che la rese libera), Maria si mise in viaggio per andare da Elisabetta: un viaggio per andare a servire, per andare a vivere la carità. In quel momento, cioè mentre viveva la carità, il cuore di Maria esplose nel Cantico del Magnificat.

Seguiamo Maria… e troveremo la bellezza vera, il successo autentico, la libertà non ingannevole e la felicità che riempie il cuore.

È l’auguro cordiale che vi lascio. E con sincero affetto lo accompagno con la mia preghiera per voi.

Angelo Card. Comastri

Vicario Generale di Sua Santità per la  Città del Vaticano