Trigesimo della dipartita del vescovo titolare di Byblos
Martedì 17 gennaio alle ore 18, nella pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio dell’Arcivescovo Fahrat, nel trigesimo della Sua dipartita.
Ha presieduto la Concelebrazione eucaristica, Sua Emminenza il Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio dei testi legislativi. Hanno preso parte alla liturgia gli Arcivescovi Oscar Rizzato, Gianfranco Girotti, Giorgio Corbellini, Edward Nowak , i Monsignori Americo Ciani, Fortunato Fezza, Francesco Di Felice, Enrico Viganò, Giuseppe Liberto, Abdou Yaacoub, il parroco padre Bruno Silvestrini, i confratelli della comunità religiosa agostiniana, altri sacerdoti oltre che ad una delegazione della comunità maronita. Quest’ultima ha dato avvio alla santa messa con un canto di introduzione durante la processione dei celebranti al santo altare.
Dopo la lettura del Vangelo, il Cardinale, nell’omelia, ha tratteggiato la figura del compianto presule, volendolo ricordare cosi ai numerosissimi fedeli religiosi e laici presenti. Sottosegretario alla Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi prima, Nunzio Apostolico poi, ha terminato il suo servizio presso la Santa Sede come canonico della Basilica papale di San Pietro e ,per sua scelta e desiderio pastorale, collaboratore della Parrocchia pontificia. Puntuale infatti era la sua messa quotidiana sino alla vigilia della sua sofferta dipartita.
Dopo la comunione, il professore Onorato Bucci ha offerto alla riflessione dei presenti, un’ulteriore ed intima testimonianza del defunto Nunzio emerito, mettendo soprattutto in evidenza la sua vasta cultura e profonda spiritualità.
Era presente, inoltre al rito di commemorazione, il nipote Giuseppe e la sua consorte.
F. F.
Di seguito il testo dell'omelia tenuta dal Card. Angelo Comastri e la biografia di S.E.Mons. Farhat.
BASILICA PAPALE DI SAN PIETRO
Esequie
di Sua Eccellenza Mons. Edmond Y. Farhat
19 dicembre 2016
1) Racconta l'evangelista Giovanni che, quando Gesù incontrò per la prima volta Natanaele, disse di lui: "Ecco davvero un israelita nel quale non c'è falsità".
Mi sembra che tali impegnative parole di Gesù fotografino perfettamente anche il nostro fratello Mons. Edmond Farhat.
Aveva un cuore limpido e sereno e, pertanto, dalla sua bocca non ho mai sentito una parola malevola o un giudizio offensivo verso una qualsiasi persona.
Era un uomo di intensa preghiera e, dall'amicizia con Gesù ha attinto la capacità di spendersi fedelmente nel servizio alla Santa Sede con un'attenzione ai problemi visti nella luce della fede.
Il suo cuore era sempre nell'amata e mai dimenticata terra natale: il Libano.
Seguiva con attenzione le sorti del Medio Oriente e portava nel cuore le ferite delle guerre assurde e interminabili che sconvolgono quella terra benedetta da Dio, ma ferita continuamente dagli uomini.
2) L'ho chiamato più volte nei giorni scorsi portandogli il saluto affettuoso dei confratelli Canonici: si commoveva per ogni minima attenzione e non finiva mai di ringraziare, edificandomi per la sua delicatezza e per la sua umiltà.
Nelle varie nazioni dove ha rappresentato il Santo Padre, ha lasciato dietro di sé il ricordo e il profumo della bontà, della fedeltà e della saggezza. La Vergine Santa che è stata la stella del mattino della sua vita, è stata anche la stella del vespro nella lunga malattia affrontata con dignità, con riservatezza, talvolta con gemiti strazianti, ma sempre con abbandono totale nelle mani del Signore.
La nostra gratitudine ora fiorisce in preghiera e accompagna la sua bella anima sulla soglia dell'unica e vera festa: la festa del Cielo.
3) Il Vangelo delle Beatitudini, che abbiamo ascoltato, commenta la vita di questo nostro caro confratello.
È stato veramente povero in spirito, cioè umile e rispettosissimo verso tutti.
È stato mite e misericordioso: la serenità e l'equilibrio dei suoi giudizi impressionavano coloro che lo avvicinavano.
È stato pieno di amore: la limpidezza della sua anima si vedeva nello sguardo, nel raccoglimento, nell'atteggiamento sempre dignitoso.
È stato un seminatore di pace: la sua anima era abitata dall'amore incondizionato per Cristo e trasmetteva la pace e la serenità che sono doni esclusivi del Principe della pace.
4) Nella prima lettura, l'apostolo Giovanni ci ha consegnato parole meravigliose che gettano tanta luce sul futuro verso il quale stiamo tutti camminando. Scrive l'apostolo: "Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però (e qui sta la certezza luminosa della nostra fede!) sappiamo però che quando Dio si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come Egli è".
Il nostro fratello ha concluso la corsa, ha percorso tutto il pellegrinaggio della vita compresa la scalata della montagna del Calvario. Ora ha finito l'attesa: ora vive la bellezza e la concretezza delle dense parole con le quali l'apostolo Giovanni ha fotografato il nostro futuro: ora "vede Dio così come Egli è" e gode la sintonia del suo cuore con il Cuore di Dio.
Grazie, caro fratello di viaggio: con la tua intercessione, fa' piovere sull'amatissimo Libano e sulla vicina martoriata Siria una pioggia di pace e aiuta anche noi affinché i nostri passi non smarriscano mai la direzione del Cielo. Amen
Angelo Card. Comastri
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano
Arciprete della Basilica Papale di San Pietro
Edmond Fahrat Arcivescovo titolare di Byblos.
Nato il 20 maggio 1933 ad Ain Kfaa (Libano), ordinato sacerdote della chiesa maronita il 28 marzo 1959, Licenziato in Teologia, Filosofia e Diritto canonico, laureato in Teologia biblica con una tesi su “La saintité dans les manuscripts de Qumran”. Dal 1962 al 1971 è stato responsabile del Programma arabo della Radio Vaticana. Dal 1965 al 1967 Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Dal 1967 al 1989 Officiale e poi Sottosegretario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Dal 1970 al 1989 è stato professore di Diritto islamico presso l’Università di Sassari. Il 26 agosto 1989 Papa Giovanni Paolo II lo nominava Delegato apostolico in Libia e pro-Nunzio in Algeria e Tunisia. Lo stesso Pontefice il 20 ottobre 2016 lo ordinava vescovo nella Basilica papale di san Pietro a Roma. Il Pontefice lo salutò con queste parole: “A te Edmondo, figlio del Libano – Nazione tanto provata, ma proprio per questo particolarmente vicina al mio cuore – la Chiesa affida una missione che ti porta nei paesi dell’Africa del Nord. Colà tu avrai il compito di testimoniare la sollecitudine del Successore di Pietro verso Chiese dalle antichissime tradizioni, rese più illustri dalla presenza di Sant’Agostino”. Nel 1995 veniva inviato come Nunzio in Slovenia e Macedonia, nel 2001, in Turchia e Turkmenistan, e infine nel 2005 in Austria fino al 2009. Dal 2013 era Canonico della basilica pontificia di San Pietro in Roma.
Ha scritto diversi libri e saggi in italiano, francese, tedesco e arabo sul Sinodo dei Vescovi, sul Medio Oriente e sul Vaticano. Nel 2005 per la LEV ha compilato in arabo e in italiano la guida “Il Vaticano: I suoi significati e i suoi monumenti”.
Verso la fine del 2016 ha pubblicato il libro “Il mio cammino con il Sinodo dei Vescovi – Ricordi e Considerazioni (LEV). E’ il mio canto del cigno, amava ripetere. Si è spento serenamente il 17 dicembre 2016 nelle prime ore pomeridiane, in una clinica romana, dopo lunga malattia sopportata con serena dignità., confortato dalla amorevole assistenza dei parenti, del personale della clinica e degli amici, ecclesiastici e laici..
Di carattere schivo e riservato, ha espresso la sua fede cattolica, la sua vasta cultura e tutta la sua personalità nel pluriennale servizio alla Chiesa. Nella presentazione del suo ultimo libro ha lasciato scritto: “Ridisegnare alcuni tratti e rievocare alcune tappe che hanno marcato il mio cammino con il Sinodo dei Vescovi, istituto che mi ha entusiasmato e coinvolto, impegnato e formato, mi è servito a riscoprire la vera immagine della Chiesa “organismo visibile e corpo mistico di Cristo, una entità umana e divina, costituita dagli uomini per gli uomini” (cf. LG 8-9).