La nuova Lettera Apostolica del Santo Padre che parte da uno dei testi più belli di Sant'Agostino
"Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia». Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto! Il suo insegnamento viene a illuminare la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, mentre indica il cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro."
Papa Francesco, Lettera Apostolica "Misericordia et misera", 1
Papa Francesco ha scelto come incipit di questo nuovo documento una meravigliosa pagina di Agostino, tratta dall'Omelia 33 del Commento al Vangelo di San Giovanni, che spiega il famoso brano dell'adultera (Giovanni 8, 1-11), una delle pagine evangeliche più belle, forti e profonde.
La scena è di quelle epiche. Da una parte una donna sorpresa in adulterio, pubblicamente umiliata. Dall'altra gli scribi e i farisei che, bruciando di invidia verso Gesù, vogliono strumentalizzare la donna per farlo cadere in un tranello, reclamando la sua lapidazione in nome della Legge e delle tradizioni. Al centro Gesù, che, noncurante di quanto sta accadendo intorno a lui, se ne sta assorto a scrivere chissà cosa per terra.
Ed ecco che ad un tratto il nazareno alza gli occhi e pronuncia quelle parole di una potenza inaudita: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
Tutta la concitazione del quadro in un attimo passa. Il livore, l'invidia, le urla... tutto va via, scacciato da quelle parole semplici e sublimi. Come è nel suo stile, Gesù ricaccia il male mettendo l'uomo di fronte alla verità di se stesso. E in questo silenzio abissale si inserisce il commento di Agostino: "Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia".
Una scena di inenarrabile drammaticità e bellezza. L'uomo schiacciato dal peccato e dal male, e la Parola di Dio che sana e vivifica: "Neanche io ti condanno, va' e d'ora in poi non peccare più".
Si può essere autenticamente cristiani senza aver provato su di sé e sulla propria vita quella Parola d’Amore?
Grazie Santo Padre!
Questo è un estratto dell'opera considerata dal Papa:
Dalle opere di Sant'Agostino
Cosa rispose dunque il Signore Gesù? Cosa rispose la verità? Cosa rispose la sapienza? Cosa rispose la stessa giustizia contro la quale era diretta la calunnia? Non disse: Non sia lapidata! Si sarebbe messo contro la legge. Ma si guarda bene anche dal dire: Sia lapidata! Egli era venuto, non a perdere ciò che aveva trovato, ma a cercare ciò che era perduto (cf. Lc 19, 10). Cosa rispose dunque? Guardate che risposta piena di giustizia, e insieme piena di mansuetudine e di verità! Chi di voi è senza peccato - dice - scagli per primo una pietra contro di lei (Gv 8, 7). O risposta della Sapienza! Come li costrinse a rientrare subito in se stessi! Essi stavano fuori intenti a calunniare gli altri, invece di scrutare profondamente se stessi. Si interessavano dell'adultera, e intanto perdevano di vista se stessi. Prevaricatori della legge, esigevano l'osservanza della legge ricorrendo alla calunnia, non sinceramente, come fa chi condanna l'adulterio con l'esempio della castità. Avete sentito, o Giudei, avete sentito, farisei e voi, dottori della legge, avete sentito tutti la risposta del custode della legge, ma non avete ancora capito che egli è il legislatore. Che altro vuol farvi capire, scrivendo in terra col dito? La legge, infatti, fu scritta col dito di Dio, e fu scritta sulla pietra per significare la durezza dei loro cuori (cf. Es 31, 18). Ed ora il Signore scriveva in terra, perché cercava il frutto. Avete dunque sentito il verdetto? Ebbene, si applichi la legge, si lapidi l'adultera! E' giusto, però, che la legge della lapidazione venga eseguita da chi dev'essere a sua volta colpito? Ciascuno di voi esamini se stesso, rientri in se stesso, si presenti al tribunale della sua anima, si costituisca davanti alla propria coscienza, costringa se stesso alla confessione. Egli sa chi è, poiché nessun uomo conosce le cose proprie dell'uomo, fuorché lo spirito dell'uomo che è in lui (cf 1 Cor 2, 11). Ciascuno, rivolgendo in sé lo sguardo, si scopre peccatore. Proprio così. Quindi, o voi lasciate andare questa donna, o insieme con lei subite la pena della legge. Se dicesse: Non lapidate l'adultera! verrebbe accusato come ingiusto; se dicesse: Lapidatela! non si mostrerebbe mansueto. Ascoltiamo la sentenza di colui che è mansueto ed è giusto: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei. Questa è la voce della giustizia: Si punisca la peccatrice, ma non ad opera dei peccatori; si adempia la legge, ma non ad opera dei prevaricatori della legge. Decisamente, questa è la voce della giustizia. E quelli, colpiti da essa come da una freccia poderosa, guardandosi e trovandosi colpevoli, uno dopo l'altro, tutti si ritirarono (Gv 8, 9). Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia. E il Signore, dopo averli colpiti con la freccia della giustizia, non si fermò a vederli cadere, ma, distolto lo sguardo da essi, si rimise a scrivere in terra col dito (Gv 8, 8).
Sant'Agostino, Commento a Giovanni, Omelia 33, 5
Per chi non conosce il brano di Agostino lo può trovare a questo link: http://www.augustinus.it/italiano/c...
Il testo della Lettera Apostolica invece lo trovate a questo link: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20161120_misericordia-et-misera.html