Con la celebrazione delle ore 7:00 nella nostra Pontificia Parrocchia di Sant’Anna, è iniziato il Giubileo delle forze armate e di polizia. Il simposio, dedicato al tema «La sua porta e` sempre aperta - XXX della promulgazione della costituzione apostolica Spirituali militum curae», ha dato il via alle celebrazioni del giubileo della famiglia militare e di polizia, con la celebrazione che ha presieduto S. Eccellenza Mons. Juan del Rio Martín, Ordinario militare della Spagna. La solenne celebrazione è stata coordinata da Reverendo Don Rino de Paola e i seminaristi del Seminario Castrense.
Il Simposio si svolge dal 29 aprile al 1° maggio e si terrà nell’Aula magna dell’Instituto Patristicum Augustinianun di Via Paolo VI, 25.
Riportiamo di seguito l’articolo dell’Osservatore Romano che, in sintesi, presenta i lavori della prima giornata.
Tra le vittime della guerra non ci sono solo i civili e coloro che «non prendono più parte attivamente al conflitto», ma anche gli stessi combattenti, che «nell’ambito della loro missione si trovano a essere testimoni o, peggio, a commettere crimini atroci». Ciò produce in loro «vere e proprie ferite interiori che, spesso non si rimarginano». Senza dimenticare che tra le “vittime” vanno annoverati anche i familiari dei militari, specialmente di coloro che perdono la vita a causa dei conflitti armati. Dell’assistenza spirituale di tutte queste persone attraverso una specifica attenzione pastorale si occupano in prima persona gli ordinari e i cappellani militari. Lo ha ricordato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, nel suo intervento all’incontro organizzato all’Istituto patristico Augustinianum, venerdì mattina, 29 aprile.
Il simposio, dedicato al tema «La sua porta e` sempre aperta - XXX della promulgazione della costituzione apostolica Spirituali militum curae», ha dato il via alle celebrazioni del giubileo della famiglia milita re e di polizia, che si svolge dal 29 aprile al 1° maggio e vede riuniti ordinari e cappellani provenienti da ogni parte del mondo.
Prendendo la parola all’inizio dei lavori, monsignor Gallagher ha sottolineato come la Santa Sede sia impegnata «a divulgare e promuovere le regole del diritto umanitario» tra gli ordinari e i cappellani militari cattolici, «per contribuire a migliorarne le capacita` di concorrere all’applicazione delle regole umanitarie durante i conflitti». Essa, ha aggiunto, «non perde di vista la prima e principale missione che essi hanno», vale a dire «l’accompagnamento spirituale dei membri delle forze armate e delle loro famiglie». Il presule ha anche ricordato che la Santa Sede sta portando avanti fin dal 2000 la formazione al diritto internazionale umanitario degli ordinari e cappellani militari, attraverso l’organizzazione di corsi di forma- zione a cadenza quadriennale. L’iniziativa e` nata durante la XXVII Conferenza internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, svoltasi a Ginevra nel novembre 1999, nella quale la Santa Sede ha, «per la prima volta, assunto l’impegno di promuovere un’appropriata forma- zione dei cappellani militari cattolici», affinché «siano meglio in grado di concorrere all’applicazione delle regole umanitarie durante i conflitti».
L’arcivescovo ha poi spiegato come la ratifica da parte della Santa Sede di diversi accordi internazionali in materia di diritto umanitario abbia «principalmente lo scopo di incoraggiare la comunità internazionale a conseguire effettivamente la protezione della dignità umana nel contesto tragico dei conflitti armati
e a vietare alcuni tipi di armi». D’altronde, il rispetto della legge naturale durante un conflitto armato «e` un’esigenza che per il cristiano si fonda, prima ancora che nel diritto umanitario, nello stesso messaggio evangelico».
Anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, ha parlato della specificità pastorale degli ordinariati militari, sottolineando come nel caso della pastorale castrense, «non si tratta tanto di supplire o di sostituire gli eventuali vuoti della pastorale diocesana, quanto di integrare l’attività pastorale, fornendo ai militari gli aiuti spirituali necessari». A richiederlo, ha aggiunto il porporato, «sono le peculiari condizioni di vita dei militari», come per esempio, «la mobilita`, gli orari lavorativi, la lontananza dalla famiglia, l’uso delle armi». Tale opera, ha spiegato, tiene conto anche della mentalità del mondo militare, che sa apprezzare «il valore del servizio alla patria, l’abnegazione, l’onore, lo spirito di fraternita`, il senso della disciplina, come pure la difesa della vita e della famiglia, la liberta` religiosa». La cura pastorale, ha aggiunto, richiede inoltre la disponibilità dei cappellani ad accompagnare i militari nelle missioni internazionali che sono oggi sempre più numerose. Questo servizio all’umanità può raggiungere «i vertici più alti della vita cristiana, nel precetto di dare la vita
per i propri amici». In questo senso il magistero di Papa Francesco e` «una quotidiana esortazione a vivere ovunque ci troviamo con la fede in Gesù, perché il militare divenga un samaritano di pace». L’impegno degli ordinariati militari, quindi, e` «di aiutare i propri membri a diventare veri soldati e veri cristiani, che siano ovunque testimoni di Cristo».
Da parte sua il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, ha illustrato la situazione degli ordinariati militari nei territori di- pendenti dal dicastero missionario. Il porporato ha spiegato che gli or- dinari militari sono tutti vescovi: tre di essi ricoprono solo questo incari- co, mentre gli altri tre sono anche vescovi di altrettante diocesi. Riguardo invece ai cappellani militari, essi appartengono al clero secolare e superano di poco le 170 unita`, men- tre le religiose che svolgono apostolato tra i militari sono poco più di 40. Alcuni cappellani, ha chiarito il porporato, sono impegnati a tempo pieno, mentre la maggioranza sono a tempo parziale. La mattinata e` stata chiusa dall’intervento dell’arcivescovo Rino Fisichella, che ha parlato della nuova evangelizzazione nell’anno della misericordia come «opportunità e speranza per il mondo militare e di polizia», e dalla preghiera guidata dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica papale di San Pietro.
(Osservatore Romano, 30 aprile 2016)