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Informazioni e aggiornamenti dalla Parrocchia e dalla Chiesa

Anniversario della fondazione della Guardia Svizzera.

Celebrazione eucaristica nella Chiesa di Santa Maria in Campo Santo Teutonico.

Città del Vaticano
, 22/01/2016

Cinquecentodieci anni di fondazione della Guardia svizzera: un’occasione per riscoprire la missione e la vocazione dell’antico corpo pontificio. L’anniversario e` stato ricordato venerdì 22 gennaio con la concelebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria in Campo Santo Teutonico e con una commemorazione nel cortile d’onore del quartiere svizzero in Vaticano.

Il comandante, Christoph Graf, rievocando l’arrivo a Roma delle prime guardie svizzere, ha spiegato che esse non cercavano «la guerra in Italia», al contrario dei mercenari, ma «si misero al servizio del Papa per proteggere il Pontefice e il palazzo apostolico». Questa missione, ha aggiunto, «ancora oggi e` scritta come compito principale nel regolamento del nostro corpo». Infatti «nessuno viene in servizio a Roma per un riscontro economico», ma «per servire il Papa e la Chiesa cattolica»: ancora oggi questa e` rimasta «la motivazione principale».

Graf ha poi fatto notare come le guardie affrontino «le sfide giornaliere con coraggio e professionalità, specialmente in questa tesa situazione sociale e internazionale», considerando la fedeltà come uno dei più alti valori. Del resto, per più di cinquecento anni la Guardia svizzera pontificia «e` stata sempre fedele e leale verso i Papi e i propri superiori. Ha svolto il suo servizio secondo i compiti descritti nel regolamento senza mai cercare di assumere altre funzioni, se non quelle ordinate dai superiori».

Quest’anno sono stati ospiti d’onore alle celebra- zioni gli agostiniani della pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, guidati dal parroco Bruno Silvestrini. Ad accoglierli il cappellano del corpo, don Thomas Widmer.

(Osservatore Romano 27-1-2016)

 

Omelia 22 gennaio 2016

Ringrazio il comandante Graf per aver invitato il Parroco di Sant’Anna e i suoi collaboratori a questa celebrazione importante per voi tutti:

il 510 anniversario dell’Arrivo delle Guardie Svizzere in Vaticano, a seguito di una grave vicenda luttuosa.

Ringrazio il nuovo cappellano che, mercoledì scorso, è venuto ad ossequiarmi. In quest' occasione ho potuto constatare, con mia grande meraviglia, la sua giovane età cui si associa uno spirito pieno di entusiasmo. Sono sicuro che sarà per tutti voi una guida saggia, spirituale, ricca di umanità e apportatrice di gioiosa vitalità.

A nome dei padri Agostiniani della Pontificia Parrocchia di Sant’Anna ho promesso che continueremo ad offrire tutta la collaborazione possibile.

Ringrazio tutti voi  che fate parte della Famiglia della Guardia Svizzera Pontificia.

Oltre ad essere il vostro parroco sono il vostro vicino di casa,  insieme alla comunità e i fedeli che ogni giorno varcano la soglia della Parrocchia di Sant'Anna. Colgo l'occasione per ringraziarvi della gentilezza, della pazienza e della bontà che attraverso i vostri gesti e i vostri sorrisi sapete dedicare, con grande disponibilità, non solo a tutta la comunità parrocchiale ma anche a tutte quelle persone che, con le loro più svariate richieste e talvolta con l'affanno della miseria, varcano quotidianamente la soglia di Porta Sant'Anna.

Carissime guardie svizzere: vi vogliamo bene. Posso dirlo dal profondo del cuore e nei miei 10 anni di permanenza quale vostro Parroco rinnovo, a nome della Parrocchia, la nostra più grande ammirazione e stima attraverso le preghiere che sempre vi indirizziamo.

Vogliamo bene soprattutto agli alabardieri che servono nel silenzio, nel caldo e nel freddo chi entra per Porta Sant’Anna,  facendo ingresso in una parrocchia di periferia dove spesso la solitudine, la miseria, la stanchezza e l’abbandono sono di casa.

La Parrocchia di Sant’Anna è la più diversa e variegata tra tutte le altre parrocchie del mondo. Il verbo servire è per noi un imperativo ed attuiamola nostra dedizione al Santo Padre nell' aiuto e nel sostentamento dei poveri, così come il vostro compito di Guardie Svizzere Pontificie è quello di difendere la vita di Papa Francesco.
Qui, ogni giorno, difendiamo e ci prendiamo cura delle persone che soffrono per la globalizzazione dell’indifferenza. Molti si sentono arrabbiati e delusi,  molti altri frastornati e massificati, arrabbiati con le leggi degli Stati e vittime di lotte tra religioni. Qui entrano ladri e santi: tutti hanno le stesso volto di Caino e di Abele e a tutti non facciamo mancare il desiderio di essere ascoltati e confortati.

Ma considerate come sono strane le vicende della vita!

Proprio in questo guazzabuglio di fedeli, in questa Parrocchia che ha i confini del mondo intero, il 17 marzo 2013, a soli 4 giorni dalla elezione al soglio Pontificio, inconsapevole di quale fosse la realtà ecclesiale di questa parrocchia di periferia, Papa Francesco ha lanciato al mondo il messaggio stupendo della Misericordia.

Le vie del Signore sono infinite!

Un grazie va ai vostri genitori, agli educatori e ai superiori che vedo qui presenti, nei loro titoli, nei loro gradi e nelle loro responsabilità.

La vostra vita di Guardie Svizzere è sotto l’occhio di tutti, anche del ciclone mediatico. Venite fotografati da turisti e passanti, venite osservati dai media in ogni cosa che fate e che dite, le vostre foto vengono condivise sui social quali Facebook ed Instagram. Eppure la vostra vita, che ha la componente di sacrificio, non sempre viene compresa dal mondo.

Tutto sopportate. Tutto riuscire ad affronta con un cuore sereno e pieno di gioia.

L’Amore per il Santo Padre, per la Chiesa in questo spazio di vita che qui vivete, l’amore per questo piccolo Stato che vi accoglie, che è il Vaticano, fa di voi delle persone capaci di curare nella vostra personalità i principi saldi e forti per affrontare tutto senza mai aver paura.

Oggi ricordate il vostro 510° anniversario della fondazione, quando il 22 gennaio 1506, 150 mercenari svizzeri, al comando del capitano Laspar Von Silenen, attraversando Porta del Popolo qui a Roma, entrarono per la prima volta nello Stato Pontificio per servire Papa Giulio II. Da questa data il vostro compito specifico è quello di salvaguardare la vita del Santo Padre.

Ma di voi, stasera ricordo ciò che mi ha colpito: le 147 guardie svizzere uccise nell’anno 1527 durante il Sacco di Roma per difendere eroicamente la vita di Papa Clemente VII.

Mi colpisce, amici presenti, la morte di questi vostri commilitoni del tempo passato. Erano come voi, soldati svizzeri, ed hanno difeso la vita di Papa Clemente VII dando la loro vita.

Dare la vita.

Io non so se si conoscono i nomi e le generalità di ognuno dei caduti in quel fatidico giorno del 22 gennaio 1527

Sono sepolti qui.

Noi li ringraziamo tutti, offriamo il sacrificio eucaristico per loro.

Ma mi domando: chi erano? Avevano una mamma? Erano simpatici?

Le loro mogli, le loro ragazze, quanto li hanno pianto?

Quei giovani che servivano il Papa in quegli anni, stavano vivendo la loro vita unica, irripetibile, aggrappati come l’edera al muro, a quel dono di Dio, avuto dal primo vagito come possibilità per realizzare nei loro sogni, il disegno che aveva Dio nella loro esistenza.

Ogni persona ama la vita. Tutti. Anche voi, cari amici della Guardia Svizzera Pontificia, tenete stretta dentro di voi, la voglia di vivere.

Cercate di divertirvi, di gustare i giorni, le ore e gli anni apprendendo, offrendo amore e progettando il vostro futuro, collaborando con il Signore per realizzare i vostri sogni.

Certo: amate la vita. La amate perché questo è un dono stupendo che il Signore vi ha dato. E’ unica. E’ breve.

Voi pensate che i 147 giovani svizzeri morti per dare la Vita al Santo Padre erano diversi da voi?

No. Amavano la loro vita. Eppure l’hanno donata. Erano mercenari, eppure l’hanno donata.

Dove hanno trovato la forza? Ve lo siete domandati?

Perché non sono fuggiti?  Erano mercenari, potevano farlo. Potevano essere trattati come vigliacchi, però potevano farlo comunque.

Cari amici, io sono convinto che si dà la vita solo se si ha il cuore in fiamme!

Si dà la vita solo quando si sa che si offre il dono più prezioso che si ha per una certezza grande d’Amore e di salvezza che ci fa sentire eternamente amati. Fortemente desiderati. Grandemente Salvati.

Guardo voi e penso all’apostolo San Giacomo Maggiore. Egli era un apostolo di Gesù. I biblisti dicono che era appena ventenne, era giovane come voi, alabardieri.

Fu lui, dopo alcuni anni dalla morte del Signore, ci dice San Luca negli Atti degli Apostoli (12, 2), che sperimentò l’atrocità della prima persecuzione della Chiesa a Gerusalemme. Poteva fuggire sui monti, fuggire verso la Fenicia, l’Oriente è grande.

Invece si lasciò arrestare con i primi cristiani che stava evangelizzando e fu capace di dare la vita senza alcuna paura e titubanza.

Perché fu capace di questo?

Amici miei, fu lui che Gesù, un giorno, chiamò insieme a Giacomo e Giovanni per salire sul monte Tabor.

Lì Gesù si trasfigurò davanti a loro, davanti agli occhi di Giacomo (Lc 9, 28-36) che vide nel Gesù Nazzareno che compiva miracoli, il volto trasfigurato, la veste candida. “E’ bello stare qui con te, Signore”. Con il Signore si sta bene. Si ha il cuore in pace. Non si vive la battaglia della vita. Per un attimo ha provato la felicità, quella con la F maiuscola!

Con il Signore non si ha paura. E’ lui che ci “conduce su pascoli erbosi”, “conosce la nostra voce e noi conosciamo la sua”.

Venne poi il tempo dell’arresto di Gesù e rinnegò il Signore come una tentazione.

Visse con ineffabile trasporto la risurrezione del Signore. Meraviglia! Il Signore è risorto annunciava a tutti! Il Signore ha vinto la morte!
Non mi ha rimproverato: Dio sa solo Amare!

Ma allora era vero! Già nella trasfigurazione si trovava il germe della verità più bella: con il Signore si sta bene.

Il Signore mi ama, lui mi cerca e lui soltanto può salvare questa mia vita.

Cari fratelli che componete la Guarda Svizzera Pontificia io annuncio a voi quello che dico a me stesso. La vita si offre solamente se nel nostro cuore abbiamo la gioia del Signore Risorto.

Egli si manifesta, come piccola Trasfigurazione interiore, in ogni incontro personale che abbiamo con il Signore.

L’Eucarestia e la Sua Parola esperienze vissute con intensità ci offrono la capacità di sapere che noi possiamo coltivare nel nostro cuore il germe d’una vita meravigliosa.

Certo, contornata da difetti e peccati! Ma il Signore, non si stanca mai di perdonarci. Noi ci stanchiamo di perdonare. Il Signore mai si stanca di perdonarci, come ha ricordato il Papa Francesco in quel fatidico 17 marzo 2013 proprio nella chiesa di Sant’Anna.

Non trascuriamo la spiritualità: il nostro rapporto quotidiano con il Signore. Solo lui è capace di salvarci. Solo lui ci offre la capacità di amare Papa Francesco e tutti i suoi successori, fino a dare la vita.

La vita riesce a donarla solo chi è sazio di amore e convinto che nel cielo c’è un posto prezioso che il Signore riserva per ciascuno di noi: lì la nostra salvezza. Il posto che il Signore ci offre non è mai massificato.

Cari fratelli che componete la Guardia Svizzera Pontificia ci si aspetta da voi, dietro il sorriso, la gentilezza, la compostezza e la bontà, un cuore capace amato dal Signore.

Vivete con fortezza la vita cristiana in questi anni in cui servite il Papa nella Città del Vaticano.

Questa occasione è un tesoro che molti giovani svizzeri non hanno e, per questa mancanza, stanno soffrendo.

Quando ritornerete nei vostri cantoni e nelle vostre stupende valli e montagne, ricordatevi che lassù dovrete portare una testimonianza capace di contagiare d’amore tutti coloro che vi entreranno.