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Informazioni e aggiornamenti dalla Parrocchia e dalla Chiesa

P. Gioele ha ringraziato il Signore con i suoi confratelli Agostiniani per i 70 anni di sacerdozio.

Tema dell'omelia le considerazioni di Sant'Agostino sul tempo.

Chiesa di Sant'Anna
, 15/07/2015

  Padre Gioele Schiavella ha ringraziato il Signore per i suoi 70 anni di sacerdozio mercoledì 15 luglio, nella concelebrazione eucaristica con i suoi confratelli agostiniani del Lazio, tra i quali il Card. Prospero Grech, P. Alejandro Moral Antón, Priore Generale dell’Ordine, P. Joseph L. Farrel, Vicario Generale, P. Luis Marin de San Martin, Assistente Generale per l’Itala e Malta, P. Paolo Benedik, Priore della Comunità della Sacrestia Pontifica, P. Mario Bettero, Parroco di San Pietro in Vaticano. Vi ha partecipato S. Ecc. Mons. Oscar Rizzato, Elemosiniere emerito, amico dell’Ordine. Il Parroco Padre Bruno Silvestrini ha accennato alle molteplici attività svolte dal Padre Gioele nel suo lungo cammino sacerdotale. Mentre alla fine il cardinale, quasi suo coetaneo, ha evidenziato il sorriso accogliente del Padre Gioele e il passo veloce, quando cammina, che è una metafora nell’amare Dio e i fratelli.   Riportiamo l’omelia che Padre Gioele ha tenuto in questa occasione.

Il tempo (dalle Conf.11.14.17)

“Cos’è il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo, non lo so. Il tempo è mutamento. Senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato. Senza nulla che avvenga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non ci sarebbe un tempo presente. Due di questi tempi, il passato e il futuro come possono esistere, dato che il primo non è più, e il futuro non è ancora? E il presente, se fosse sempre presente, e non si tramutasse in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Quindi non possiamo parlare di esistenza del tempo, se non in quanto tende alla non esistenza”.

(Ivi, 11.18.23) “ La mia infanzia che non è più, quando la rievoco e ne parlo, vedo la sua immagine nel tempo presente, perché sussiste ancora nella mia memoria (11,20.26). Forse sarebbe più esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato (memoria), presente del presente (consapevolezza, attenzione), presente del futuro (attesa).

De Gen. ad litt. 5,5.12: Il corso del tempo iniziò con la mutazione delle creature. La creatura non muterebbe se non esistesse Il tempo è il mutamento delle creature da uno stato all’altro.

Voler cercare il tempo prima della creazione, significa cercarlo prima del tempo. Se infatti non ci fosse alcuna mutazione delle creature spirituali o corporali, mediante la quale al passato succede il futuro attraverso il presente, non vi sarebbe affatto il tempo.

Il tempo, come aspetto misurabile del moto fisico esiste fondamentalmente in modo separato dalla esperienza  psichica, perché la sua creazione ha preceduto l’esistenza umana.

Il tempo fisico è fondato dunque sulla mutabilità delle creature, in quanto soggette alla diminuzione o accrescimento dell’essere.

Vivere nel tempo significa essere destinati alla morte ed essere soggetti al peccato dal primo all’ultimo momento della vita. Ogni vita può essere chiamata vita morente o morte vivente (Conf 11.6.7), perché attraverso il cambiamento termina una condizione di vita precedente. L’auto esaltazione illude la persona, facendole ritenere che essa, un essere temporale, sia il principio di tutto ciò che ha. Il peccato sfigura l’essere interiore procurando il disordine morale e alienando la creatura da Dio Creatore.

Il tempo e l’eternità

In Gv 31,5 – Liberati dal tempo giungeremo a quell’eternità dove il tempo non c’è più; là dove non si dice quando verrà l’ora, perché là il giorno è eterno e non è preceduto da ieri, né seguito da domani. In questo mondo, invece, i giorni si succedono rapidamente: uno passa, l’altro viene, ma nessuno rimane. Gli istanti in cui parliamo si eliminano a vicenda, e perché risuoni la seconda sillaba, deve cessare la prima.

Eternità è ciò che esiste senza inizio e senza fine (Dio), analogicamente è ciò che è senza fine (angeli e uomo). Mentre il tempo è mutevole, un insieme di passato e futuro, l’eternità è sempre immutabile, un insieme indivisibile, presente, senza passato e senza futuro (Conf 11.11.13).

Il Verbo eterno, attraverso cui il tempo è stato fatto, è entrato nel tempo per riordinarlo, infondendovi l’eternità e assegnando agli esseri temporali una vocazione eterna (in sl. 101,2.18) e una condivisione della immortalità divina, in virtù della sua sofferenza e morte. Cristo mediatore concede all’essere umano di risorgere dal peccato e di essere liberato dalla morte (sl. 254.4.5)

In Gv 31,5: Liberati dal tempo giungeremo a quella eternità, dove il tempo non c’è più; là, dove non si dice: quando verrà l’ora, perché là il giorno è eterno e non è preceduto da ieri, né seguito da domani. In questo mondo, invece, i giorni si succedono rapidamente: uno passa, l’altro viene, nessuno rimane. Gli istanti in cui parliamo si eliminano a vicenda, e perché risuoni la seconda sillaba, deve cessare la prima. E’ stato dunque un grande atto di misericordia quello del Nostro Signore Gesù Cristo, di essere entrato nel tempo, lui, per mezzo del quale furono fatti i tempi. Si è fatto creatura, tra tutte le cose, Lui per mezzo del quale sono state create tutte le cose. Lui, che aveva fatto l’uomo, si è fatto uomo, affinché non perisse l’opera delle sue mani. Amando il Verbo, attraverso cui il tempo è stato fatto, gli esseri del tempo sono liberati da esso e fondati nell’eternità (in Gv 31,5. L’amore del temporale conduce l’anima alla rovina, il fuoco dello Spirito Santo che simboleggia l’amore, trasporta il cuore al di sopra delle cose temporali, verso la quiete che è l’eterno Dio Padre. (Conf 11.29.39). Il Signore ce lo conceda per la sua misericordia.