“Un sentimento di ringraziamento al Signore, anzitutto perché mi ha ispirato fin da piccolo di desiderare qualcosa che andasse al di là di ciò che poteva offrirmi il mondo.
Il 12 luglio 2015 Padre Gioele Schiavella ha ricordato con i fedeli della Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano il suo 70° anno di Ordinazione sacerdotale, avvenuta a Roma il 15 luglio 1945 per l’imposizione delle mani del Vescovo, allora Vicegerente, Mons. Luigi Traglia.
“Questo 70° anniversario della mia ordinazione sacerdotale offre a voi e a me l’occasione per ringraziare il Signore del dono del sacerdozio fatto alla Chiesa. E’ un dono che la singola persona riceve a beneficio degli altri. Lo stesso nome lo rivela, infatti (sacerdos= sacra dans, mentre la parola prete viene dalla parola presbitero= persona anziana).
Gesù ha voluto chiamare gli apostoli a seguirlo e ha affidato a loro e ai successori l’altissima facoltà di perdonare in suo nome i peccati, riconciliando le anime con Dio; di renderlo cibo e bevanda, mediante il sacrificio eucaristico. Inoltre ha affidato loro la missione di annunciare agli uomini la parola di Dio. Potrei dire con Agostino - lui lo diceva da vescovo - “Per voi sono sacerdote, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo, è segno di grazia; quello è l’occasione di pericolo(per le gravi responsabilità che comporta); questo,è segno di salvezza (disc.340,1).In certo senso, il sacerdote è, per grazia divina, il ponte che unisce la terra al cielo. Come sarebbe più povero e più disperato il mondo senza il sacerdozio!
Vorrei esprimere tre sentimenti che provo in questo momento:
1 Un sentimento di ringraziamento al Signore, anzitutto perché mi ha ispirato fin da piccolo, a 11 anni, senza che nessuno me l’avesse suggerito, di desiderare qualcosa che andasse al di là di ciò che poteva offrirmi il mondo. Poi, perché tante volte ha perdonato i miei peccati, mi ha difeso dal male e mi ha beneficato in molti modi con amore di Padre.
“Il Signore mio Dio potrei dire, parafrasando il passo del Deuteronomio (1,31b), mi ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che ho fatto, per tutte le vie che ho percorso”
Vorrei estendere il ringraziamento, ai miei genitori che mi hanno trasmesso, con la parola e con l’esempio, la fede; ai confratelli dell’Ordine agostiniano. Ho trovato tra loro splendidi modelli di vita sacerdotale e tanti cari amici. Ringrazio in modo particolare i miei confratelli della comunità di S. Anna, il priore-parroco, p. Bruno, p. Stefano e p. Ramon per la fraterna carità con cui mi sostengono e mi sopportano. Un ringraziamento ugualmente sincero vorrei estendere ai bravi medici che mi hanno mantenuto in buona salute, a tutte le persone che mi hanno aiutato con la preghiera e con l’affetto e che in vario modo mi hanno fatto sentire la loro vicinanza. Ringrazio di cuore la Corale S. Anna che anima questa s. Liturgia eucaristica. Infine ringrazio tutti i presenti, perché siete venuti per unirvi a me nel ringraziamento e lode al Signore.
Il 2° sentimento nasce dal fatto che Il sacerdote è un uomo ex hominibus assumptus, (un semplice uomo) come si legge nella lettera agli Ebrei, con le fragilità, tentazioni e limiti che sono comuni ad ogni persona. Avverto il dispiacere per tutto ciò che ho fatto di male, per le persone che avessi deluso, forse scandalizzato, per il bene che avrei voluto e dovuto compiere e non l’ho fatto e per aver sciupato tante grazie che il Signore mi ha concesso lungo il corso della mia vita.
Sono ormai giunto alla sera della mia vita. Fra non molto, i miei occhi si spegneranno alle luci di questo mondo. Prego il Signore con le parole del salmo: Quando verranno meno le mie forze, Signore, non abbandonarmi. La Madre del Buon Consiglio mi ottenga dal Signore che la mia partenza da questo mondo sia serena e che io possa salutare sorella morte con le parole del salmo: Quale gioia quando mi dissero: andremo alla Casa del Signore.
Termino con la richiesta fatta da Agostino ai fedeli nell’anniversario della sua ordinazione a vescovo: Conceda pertanto il Signore (340A,9), con l’aiuto delle vostre preghiere, che tali noi siamo, e tali restiamo alla fine, come voi tutti, che ci amate, vogliate che siamo, e come vuole Colui che ci ha chiamato e comandato; Egli ci sostenga nel compimento di quello che ci ha imposto”. Amen
Quia liberum te veritas fecit".