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Ricordo di padre Trapè nel centenario della nascita. Agostiniano convinto e convincente

Ha avviato, promosso e impostato, il progetto che ha portato alla Nuova Biblioteca Agostiniana per l’edizione critica bilingue dell’opera omnia di Agostino.

Chiesa di Sant'Anna
, 09/01/2015

Quest’oggi ricorre il centenario della nascita di Padre Agostino Trapè, religioso Agostiniano, generale dell’Ordine, padre conciliare nel Concilio Vaticano II, fondatore dell’Augustinianum e ispiratore della pubblicazione delle opere di Sant’Agostino che, dal 1974 per diversi anni, visse come collaboratore nella Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. 

 

Testimone e interprete della cultura e della spiritualità agostiniana, per lunghi anni Agostino Trapè ha studiato l’eredità patristica, e in particolare l’opera immensa di sant’Agostino. Nato il 9 gennaio 1915 a Montegiorgio, nelle Marche legate a una tradizione agostiniana espressa in secoli di presenza, morì a Ro- ma il 14 giugno 1987. Prove- niente da una famiglia legata alla terra e radicata nella fede, Trapè ha sempre riconosciuto ai genitori di avergli dato un’educazione umana e cristiana profonda. Quando decise di abbracciare la vita religiosa, trovò nutrimento nelle case di formazione della provincia agostiniana picena di San Nicola da Tolentino. L’iniziazione agostiniana fu segnata da tre momenti ben noti nella tradizione agostiniana marchigiana e italiana: nel 1926 en- tra nel seminario agostiniano di Cartoceto (Pesaro), nel 1929 prosegue in quello dell’Abbadia di Fiastra (Macerata), poi, nel 1930, a Tolentino, nel celebre santuario di San Nicola, dove compie il noviziato ed emette la prima professione religiosa. L’uomo, il religioso e lo studioso che, in seguito, legherà la sua vita, in maniera indissolubile, a sant’Agostino, incominciò proprio dal no- viziato a conoscere il grande dottore della Chiesa. I formatori, notate le sue doti, lo inviarono a Roma per gli studi filosofici e teologici che lo avrebbero portato prima al sacerdozio e poi ai gradi accademici che gli aprirono l’accesso ai livelli più alti dello studio. Questi primi anni di formazione coincisero con l’appassionata lettura integrale delle opere di Agostino, un’attività che si protrarrà per tutta la vita. Ma il giovane Trapè ricevette un decisivo stimolo per la sua passione agostiniana an- che dall’ambiente dei religiosi che lo andavano educando. Anzitutto dall’estroso padre Nicola Concetti che incontrò a Tolentino. A Roma poi subì il fascino dell’agostinologo e patrologo Antonio Casamassa, molto stimato negli ambienti culturali romani. E quelli erano anche i tempi segnati da una significativa presenza di un religioso maltese operante in Francia, Spagna e Italia: Antonino Tonna-Barthet esperto e divulgatore di di- versi settori della cultura agostiniana. Infine Roma, con la permanenza nel Collegio internazionale di Santa Monica e la frequentazione dell’Università Gregoriana, sarà il miglior luogo della sua formazione, della sua maturità e poi della sua fecondità. Trapè studente faceva parte di un consistente gruppo di promettenti giovani agostiniani delle sette province italiane diversi dei quali furono poi personaggi decisivi negli studi, nell’insegnamento e nelle varie mansioni amministrative. Colse con profitto la fortunata combinazione nella quale venne a trovarsi: il contatto diretto e assiduo con gli scritti di Agostino, la faticosa ma determinata ripresa dell’Ordine in Italia dopo i traumi della prima guerra mondiale e, soprattutto, il recupero della tradizione agostiniana espressa dai grandi maestri medievali e rinascimentali della scuola filosofica e teologica dell’Ordine. A quei tempi i superiori spingevano gli studenti a laurearsi con approfondimenti sui grandi maestri agostiniani dei primi secoli dell’Ordine e lo stesso Trapè si laureò con una brillante tesi, poi pubblicata, dedicata al fondatore della scuola agostiniana: Il concorso divino nel pensiero di Egidio Romano. Or- mai affermato come docente e culturalmente maturo, Trapè venne scelto come direttore dello Studio Agostiniano di Roma, poi assi- stente generale e, infine, priore generale. Mentre si imponeva la sua presenza di studioso e di cattedratico, potè dedicarsi all’obiettivo che più stava a cuore a lui e all’Ordine. Avvalendosi di una nutrita e qualificata squadra internazionale di confratelli studiosi e docenti, promosse nel 1957 la Cattedra Agostiniana di Roma, si adoperò perché il Collegio internazionale agostiniano Santa Monica di Roma fosse affiliato alla Pontificia Università Lateranense e seguì tutti gli altri passi decisivi che portarono al- la costruzione dell’edificio e all’impostazione della Facoltà dell’Istituto Patristico Augustinianum. Le conquiste aumentarono gli impegni. Sempre attivo nelle scuole superiori dell’Ordine a Roma, fu chiamato a insegna- re anche al Laterano e alla Gregoriana.

Partecipò alla stagione del concilio Vaticano II, prima come perito, poi — nella veste di priore generale — come padre conciliare. Come generale dell’Ordine promosse la diffusione dei figli di Agostino nel mondo, l’opera missionaria, gli studi e la pubblicazione di collane di storia e di spiritualità agostiniana. Seguì, con convinzione il ramo contemplativo dell’Ordine, incoraggiando la Federazione dei monasteri agostiniani d’Italia e collaborando con la madre preside, suor Maria Alessandra Macajone, per l’istituzione e la funzionalità della Casa di formazione nel monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma, punto di riferimento per le nuove generazioni dei monasteri italiani.

Padre Trapè sarà inoltre ricordato per aver avviato, promosso e impostato la difficile opera della Nuova Biblioteca Agostiniana per l’edizione critica bilingue dell’opera omnia di Agostino. Nel titolo riprese l’iniziativa di padre Stanislao Bellandi, un simbolo della tradizione agostiniana fiorentina e toscana, mentre nell’organizzazione costruì un proficuo rapporto con l’Editrice Città Nuova, chiamando a collaborare diversi confratelli e discepoli e ricercando validi aiuti nei migliori ambienti della cultura italiana e estera. Quest’opera, portata a termine dai continuatori dell’impresa, costituisce un monumento per l’intera cultura italiana.

La sua testimonianza collega situazioni, persone, strutture, istituzioni e ideali che oggi sono apprezzate da ogni devoto di Agostino e da ogni amante della cultura. La persona della quale celebriamo il centenario della nascita fu anzitutto un uomo convinto e convincente dei valori fondamentali, un lavoratore instancabile, un contagioso entusiasta della vita, un sincero estimatore dei giovani e dei discepoli, capace di trascinare tutti con i suoi spontanei e cordiali evviva rimasti impressi nella mente di tutti quanti oggi, sinceramente, si augurano di continuarne gli ideali e il messaggio.(P.Marziano Rondina OSA)

 

 

I suoi due meriti più grandi

 

«Era un uomo che risolveva questioni spinose padre Trapè» esclama il professor Manlio Simonetti, a cui chiediamo di illustrarci quelli che a suo avviso sono i due capisaldi dell’eredità di padre Trapè. E cioè l’edizione bilingue dell’intera opera di Agostino e la fondazione dell’Institutum Patristicum Augustinianum di Roma. «Data l’enormità della produzione di Agostino, procedere all’edizione bilingue è impresa enorme: il risultato del lavoro di padre Trapè è un’opera unica — oltre che imponente, trattandosi di innumerevoli volumi che hanno richiesto quasi mezzo secolo di lavoro — e che ha l’enorme merito di permettere al lettore che non conosce il latino di poter leggere l’intera produzione del santo di Ippona. Culturalmente è un fatto importantissimo. Una bilingue di Agostino non mi risulta in nessuna altra lingua: i francesi, ad esempio, l’hanno imbastita da decenni, ma non l’hanno ancora completata. Man mano che Trapè procedeva, l’opera è diventata sempre più attenta alle esigenze di carattere filologico-culturale: per quanto riguarda i Sermones, cioè la predicazione di Agostino, è addirittura divenuta l’opera di riferimento, quella più aggiornata e criticamente soddisfacente. Pubblicata dall’editrice Città Nuova, la bilingue insomma ha fatto scuola, aprendo la strada alla diffusione della letteratura cristiana antica che, altrimenti, sarebbe rimasta conoscenza di un gruppo ristretto di colti». Quanto invece all’Augustinianum? «Trapè fu decisivo: non solo per le questioni operative — fu lui infatti a trovare i soldi per costruire una sede adeguata — ma per l’idea che vi è dietro questa università pontificia che funge sì da facoltà distaccata dalla Lateranense, ma che è stata sempre caratterizzata anche da una grande autonomia. Sin dall’inizio, infatti, l’istituto ha assunto caratteri che lo distinguono dalle altre università pontificie: il suo oggetto è lo studio della letteratura patristica e della vita cristiana dal primo all’ottavo secolo. E da subito l’accento è stato posto su un’indispensabile dimensione filologica. Affrontare testi antichi in latino, greco e lingue orientali, infatti, non richiede solo la conoscenza materiale delle lingue, ma anche una strumentazione adeguata in grado di produrre nuove edizioni critiche. Gli studenti che escono dall’Augustinianum sono così studiosi completi dell’antichità. Questo si deve al fatto che sin dal primo momento l’istituto non si è limitato a mettere in opera docenti agostiniani o appartenenti al clero, ma ha richiesto subito la collaborazione di docenti laici delle università statali, con un atteggiamento di grande apertura». (Giulia Galeotti)

Ossevatore Romano, 9 gennaio 2015