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Monsignor Fernando Vérgez, Segretario del Governatorato ha celebrato la Santa Messa

del primo venerdì del mese. Egli ha ricordato a tutti: «La vita di ogni uomo è illuminata dalla domanda che Cristo fa ad ogni discepolo: "Mi ami tu?"».

Chiesa di Sant'Anna
, 06/06/2014

Venerdì 6 giugno 2014, primo venerdì del mese, alle ore 8 nell’atrio del laboratorio dei meccanici del centro della zona industriale del Vaticano si sono radunati tutti gli operai per partecipare alla Santa Messa.

Con grande sorpresa di tutti, la celebrazione è stata presieduta dal Segretario Generale del Governatorato Sua Eccellenza Mons. Fernando Vérgez Alzaga LC. Alla celebrazione hanno concelebrato Mons. RafaelDe La Serrana Villalobos, Direttore dei Servizi Tecnici e P. Bruno Silvestrini, Assistente Spirituale e Parroco di Sant’Anna.
Sua eccellenza, dopo aver salutato i presenti, ha tenuto l’omelia commentando le letture del venerdì della VII Settimana del Tempo di Pasqua. Riportiamo di seguito il testo che non è stato rivisto da Mons. Fernando:
Cari amici e fratelli, dopo diversi inviti e, purtroppo diversi rinvii, posso oggi stare con voi in questa celebrazione eucaristica. È da tempo che volevo avere questo incontro con tutti voi per ringraziarvi del vostro impegno e del vostro lavoro quotidiano. Siamo alla fine del tempo pasquale e alla vigilia di Pentecoste. Chiederò molto particolarmente in questa santa Messa perché domenica prossima lo Spirito Santo riempia il nostro cuore con la sua forza e con la sua luce.
La prima lettura oggi ci presenta una delle tante vicende di San Paolo prigioniero e vediamo come non perde occasione per annunciare quanto più le sta a cuore, anche davanti ai re e ai principi, anche se ostili e poco esemplari. Paolo suscita l’interesse alla fede, perché non parla di una dottrina, ma di un fatto, meglio dà testimonianza sul fatto della risurrezione di Gesù.
È interessante leggere il seguito del racconto, dove viene presentato l'incontro di Paolo con la strana coppia e con il rappresentante dell'impero romano: anche essi vengono interessati alla vicenda di Gesù e fanno della risurrezione un argomento purtroppo solo di conversazione. Il coraggio di Paolo, il quale non teme di esporsi, ci dimostra come ogni persona, e molto di più noi cristiani, dobbiamo metterci a confronto con il fatto reale della risurrezione, che ormai è diventato il motivo fondante della nuova via di salvezza. Possiamo domandarci, noi che ci professiamo cristiani e crediamo nella risurrezione di Gesù, confrontiamo la nostra vita con il Cristo Risorto? oppure ci siamo già abituati a celebrare la risurrezione ogni anno svuotandola di ogni contenuto?
Il Vangelo, invece, è tutto incentrato sulla figura di Simon Pietro e molto concretamente sull’esigenza di una confessione di amore. Il Signore, prima di affidare a Pietro l'incarico pastorale della Chiesa, esige una confessione di amore. E il Signore chiede l'amore di Pietro per tre volte, e in un continuo crescendo.
L'insistenza di Gesù sull'amore va letta quale condizione indispensabile per stabilire un rapporto di filiale intimità che Pietro deve avere con il Signore, e in Pietro potremmo dire è presente ognuno di noi. La nostra vita cristiana si deve fondare su una relazione di fiduciosa comunione interiore: un'intimità che non si può qualificare con il metro umano, ma che è conosciuta dal Signore stesso che scruta il cuore. E il Figlio di Dio, che conosce bene l'animo dell'apostolo, risponde affidandogli la missione di pascere il suo gregge: "Pasci le mie pecore".
Al ministero pastorale segue poi la testimonianza del martirio. Anche Pietro deve far seguire all'amore per Gesù, il dare la sua vita. La missione della Chiesa e di ogni suo discepolo, di ogni cristiano rimane sempre quella della sequela di Gesù, unico modello di vita. È per amore che il Padre ha dato il Figlio, è per amore che il Figlio ha dato la vita. È per amore che Cristo ha radunato i suoi, è l'amore la legge dei discepoli, è l'amore che deve muovere Pietro. Tutta la storia divina e umana è mossa dall'amore, che nasce di Dio, si rivela nel Figlio, è testimoniato dai discepoli, è richiesto a chi “presiede nell'amore”. La vita di ogni uomo è illuminata dalla domanda che Cristo fa ad ogni discepolo: "Mi ami tu?" e dalla risposta: io ti amo". Lo Spirito, che è l'Amore increato, ci conceda di entrare in questo dialogo illuminante e santificante, perché anche noi sappiamo rispondere al Signore: sì, io ti amo; Signore tu sai che io ti amo? E dopo, come Pietro, dobbiamo testimoniare questa professione di amore con la nostra vita di ogni giorno.
Che Maria Santissima, sia presente nella nostra vita, come lo fu nel Cenacolo con i discepoli il giorno di Pentecoste. Così sia.
 
La liturgia della parola si è conclusa con la preghiera dei fedeli. Come ormai è una consuetudine, il Parroco ha letto le oltre trenta intenzioni di preghiere che gli operai avevano preparato nei giorni precedenti pregando per la Chiesa, per il Santo Padre Francesco, per il mondo del lavoro, per i disoccupati, per le persone povere e sole, per gli ammalati e per i fratelli defunti.
Al termine della Santa Messa Mons. Fernando ha salutato personalmente tutti gli operai ed ha ringraziato per l’organizzazione, l’attenta partecipazione e la bella esecuzione dei canti.
Un ringraziamento particolare va alle suore Francescane Missionarie di Maria, Sr. Maria Smolen e Sr. Maria Besau Nguyen del Laboratorio Restauro Arazzi, per la coordinazione della celebrazione e l’animazione del canto.