Ecco lo Sposo viene, nel mezzo della notte, e beato il servo che Egli troverà vigilante». Questo tropario che la tradizione bizantina canta nell’ufficiatura notturna e che celebra in modo speciale nei primi giorni della Settimana santa, mette in risalto quell’atteggiamento che è profondamente cristiano, cioè l’attesa dell’incontro con il Signore, Sposo della Chiesa.
Nel bel mezzo del cammino quaresimale, il coro del Pontificio Collegio Greco di Roma ha voluto preparare e offrire - in un concerto che si terrà la sera del 27 marzo nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano — il canto di alcuni testi liturgici di tradizione bizantina del periodo della grande Quaresima. Dalla seconda metà del XVI secolo, e per volere di Papa Gregorio XIII, il Collegio Greco ha raccolto il testimone della “presenza orientale” nel cuore di Roma, in modo speciale col canto del vangelo in lingua greca in alcune delle celebrazioni presiedute dal vescovo di Roma. Seminaristi provenienti da Chiese orientali cattoliche, lungo i secoli si sono formati in questa sede in vista del loro servizio cristiano come diaconi, sacerdoti e alcuni come vescovi delle loro Chiese di provenienza, dal Medio Oriente alla Grecia, al cuore dell’Europa fino al sud dell’Italia siciliano e calabrese.
Questo concerto vuol essere un momento di condivisione e soprattutto di preghiera, di offerta al Signore e al popolo, di liturgia; con una serie di testi liturgici bizantini che lodano, che cantano l’amore incommensurabile e misericordioso di Dio per l’uomo, sua creatura. Sono stati scelti dei testi che ci collegano ancora con la festa dell’Incarnazione del Verbo di Dio, celebrata proprio il 25 marzo, e sono il tropario alla Madre di Dio «A te, conduttrice di schiere», e l’ode introduttiva dell’inno Akàthistos, due testi che percorrono il cammino quaresimale della liturgia bizantina. Poi due altri testi propri di questo periodo: l’alleluia del mattutino e il canto «Gustate e vedete» per la comunione nella Liturgia dei doni presantificati.
Due altri tropari ci porteranno già alle celebrazioni della Settimana santa: «Ecco lo Sposo», e «Vedo il tuo talamo», due testi di una profondità teologica e di una bellezza unica che mettono in risalto la dimensione sponsale del rapporto di amore tra il Signore e la sua Chiesa, sposalizio che avrà la sua piena epifania nella croce di Cristo piantata nel bel mezzo della chiesa il Grande Venerdì della crocefissione. Altri due tropari ci condurranno al Sabato santo e alla notte di Pasqua: «Taccia ogni carne mortale», cantato nella Divina liturgia di san Basilio il Sabato santo, un testo che canta il cammino percorso da Cristo, re e Signore, verso il suo sacrificio nella croce e sull’altare, scortato nel silenzio, tremore e timore degli angeli e degli uomini. Quindi, sempre già nel contesto pasquale, la prima delle odi dell’ufficio di
mezzanotte di Pasqua: «Colui che un tempo».
Il concerto — la preghiera! — iniziato col tropario alla Madre di Dio, si conclude con un altro tropario alla Vergine Madre, porta del cielo e decoro dei fedeli. Concerto — ma sarebbe riduttivo se fosse soltanto questo - eseguito per pregare insieme, per far conoscere e, perché no, per confessare verità della fede che la- tradizione bizantina proclama nella e per mezzo della celebrazione liturgica; per rincuorare il nostro cammino quaresimale, che è anche quello cristiano di ogni giorno, come cristiani, seminaristi, monaci, sacerdoti.
«Taccia ogni carne mortale e stia con timore e tremore, senza pensare ad alcunché di terreno, perché il Re dei re e il Signore dei signori avanza per essere sacrificato e dato in cibo ai fedeli».
«Taccia ogni carne mortale e stia con timore e tremore senza pensare ad alcunché di terreno» si intona il Sabato santo nella Divina liturgia di san Basilio
Osservatore romano, 27 marzo 2014