«Nella natività allestita a Sant’Anna in Vaticano. Tra ponte Milvio e la domus Tiberiana».
Gesù nasce a Betlemme e Maria lo depone in una mangiatoia, perché non c’è posto per loro in albergo. Così l’evangelista Luca descrive sinteticamente la nascita del Messia. Matteo è ancora più scarno di particolari. E se fosse nato in un altro luogo, quale avrebbe potuto scegliere? Una ipotetica risposta è quella suggerita dall’artistico presepe allestito nella pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Il parroco, l’agostiniano Bruno Silvestrini, e i tre artigiani di Tolentino che l’hanno realizzato, Mariano Piampiani, Sandro Brillarelli e Alberto Taborro, hanno voluto collocare la nascita di Gesù nella Roma imperiale. Nei sontuosi palazzi del potere? Nelle magnifiche dimore patrizie? Niente di tutto questo: sotto un porticato e di fronte a un androne di una insula, il condominio dell’antica Roma. Come se oggi fosse nato nei quartieri più popolari, in mezzo al rumore del traffico e al vociare dei bambini che giocano e delle donne che vanno a fare la spesa.
«Questi edifici — spiega padre Silvestrini — erano composti da un piano terra, in genere destinato a botteghe di vario genere (tabemæ), dotate di un soppalco per deposito di materiali o alloggio degli artigiani più poveri, e da piani superiori, destinati agli alloggi, via via meno pregiati andando verso l’alto: si arrivava anche ai dieci piani in altezza». La vita quotidiana della Roma imperiale si delinea così in tutta la sua semplicità: una serie di edifici, tra i quali in primo piano una tipica taverna. Dietro di essa, una macelleria e quasi di fronte, un forno. I personaggi del presepe, indaffarati nelle loro faccende quotidiane, sembrano quasi convergere più o meno inconsapevolmente verso il porticato dove è nato Gesù. La gente è come attratta da quel bambino adagiato su una culla di fortuna, in un ambiente povero, dimesso, circondato da Maria e Giuseppe e dagli immancabili bue e asinelio.
Gli ideatori della natività hanno dunque voluto collocare la nascita di Gesù nel quotidiano, in mezzo al pullulare della vita sociale. Eloquente è, infatti, la scritta che campeggia all’esterno del presepe: «Dio si è fatto uomo per essere nostro compagno di viaggio». Lo sfondo, con un muraglione e un soldato romano alla guida di due cavalli bianchi su una biga, ha un particolare significativo: la riproduzione del profilo di ponte Milvio, in ricordo della battaglia vinta dall’imperatore Costantino contro Massenzio nel 313. La Roma imperiale è presente anche nelle scritte in latino sui muri della città: alcune tratte da brani di sant’Agostino, altre più profane, come quella di un innamorato lasciata sulla Domus Tiberiana. (Nicola Gori, Osservatore Romano 4 gennaio 2014)