In preghiera sulla tomba di santa Monica. I padri agostiniani da sempre amano e servono la Chiesa.
Duemilaottocento frati, presenti in cinquanta Paesi, impegnati in vari ambiti: dall’apostolato nelle parrocchie, nelle missioni, nella scuola e nell’università, fino al servizio ai poveri, agli abbandonati, agli anziani. È in sintesi la realtà dell’ordine di sant’Agostino, impegnato da mercoledì 28 agosto, nel capitolo generale ordinario. Nella memoria liturgica del vescovo di Ippona, nella basilica romana dei Santi Trifone e Agostino, il Papa ha presieduto la messa per l’apertura dei lavori davanti ai novanta capitolari, chiamati a eleggere il nuovo priore generale che succederà a padre Robert Francis Prevost. Il Pontefice è giunto alle 18 in via della Scrofa, passando tra due ali di folla che lo attendevano davanti all’ingresso del convento agostiniano. Ha abbracciato un bambino che gli è corso incontro e si è soffermato tra la gente che lo chiamava per salutarlo. Sulla soglia lo attendevano il priore generale Prevost, il vicario generale, Michael F. Di Gregorio, il provinciale d’Italia, Luciano De Michieli, e Angelo di Placido, parroco della basilica. Il Papa ha poi fatto una breve sosta in uno dei locali del convento, dove ha incontrato il cardinale agostiniano Prosper Grech. Giunto in basilica, ha ascoltato il saluto di padre Prevost, il quale gli ha espresso tutta la gratitudine «per la sua gentilissima e generosa decisione di accogliere la richiesta di accompagnarci in questa celebrazione di inaugurazione dei lavori capitolari». Padre Prevost ha poi ricordato che «se sant’Agostino è nostro padre, nostro “fondatore spirituale”, la santa Chiesa è nostra “vera madre e istitutrice”, come scriveva Giordano di Sassonia, uno dei primi cronisti agostiniani». L’istituzione agostiniana e il suo stile di vita, ha aggiunto, «condividono con gli altri ordini mendicanti le stesse finalità e affondano le radici nello stesso periodo storico; ma con una differenza importante: l’istituzione storica dell’ordine di sant’Agostino è frutto della decisione dei suoi predecessori, i Papi Innocenzo IV e Alessandro IV, che, nel corso del XIII secolo, riunirono in un unico ordine mendicante tante comunità e congregazioni eremitiche che seguivano la regola di sant’Agostino». Il priore generale ha sottolineato come «la cura manifestata dalla Sede apostolica verso l’ordine fin dalla sua nascita ha segnato in modo specifico la vita spirituale, il pensiero teologico, l’azione degli agostiniani che si sentirono sempre impegnati in modo speciale al servizio della Chiesa universale». Nascono da qui «la devozione e la fedeltà dell’ordine ai sommi Pontefici». Infine, il religioso ha concluso rivolgendosi al Santo Padre: «La sua presenza tra noi oggi — gli ha assicurato — ci aiuterà a rinnovare il nostro impegno ad andare avanti con decisione, con amore, e ci aiuterà a rafforzare la nostra convinzione di camminare sempre insieme a tutta la Chiesa». Oltre ai capitolari, alla messa hanno partecipato anche alcune suore e monache agostiniane, tra le quali suor Rita Piccione, in rappresentanza delle circa 900 contemplative sparse per il mondo, e i laici appartenenti alla grande famiglia dell’ordine. Insieme con il Papa hanno concelebrato il cardinale Grech, il priore generale Prevost e i monsignori Alfred Xuereb e Fabián Pedacchio Leaniz. Al termine il Pontefice ha sostato in preghiera davanti alla reliquia di sant’Agostino e alle spoglie mortali di santa Monica conservate nella monumentale tomba, accanto alla quale Papa Francesco ha acceso una lampada. Successivamente ha salutato tutti i partecipanti alla messa. Il priore generale gli ha donato un’icona, opera di un frate, raffigurante il vescovo di Ippona. Tra gli altri presenti, il vescovo ausiliare di La Plata, Alberto Germán Bochatey, il vescovo emerito di Orvieto-Todi, Giovanni Scanavino, e i padri Mario Bettero e Bruno Silvestrini, rispettivamente parroci agostiniani della basilica di San Pietro e della Pontificia parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. (Osservatore Romano 30 agosto 2013)