Alla vigilia del 184° Capitolo Generale, lOsservatore Romano intervista P. Robert F. Prevost che ha servito l'Ordine per 12 anni.
Ai 90 padri che si accingono a dare vita al 184° capitolo generale dell’ordine di Sant’Agostino si unisce questo pomeriggio un ospite di eccezione. Papa Francesco, infatti, celebra la messa con i capitolari alle 18 di mercoledì 28 agosto, nella basilica romana dei santi Trifone e Agostino in Campo Marzio. «Un gesto grande e generoso che sicuramente lascerà un segno in questi lavori» afferma il priore generale Robert Francis Prevost, che proprio in occasione del capitolo conclude il suo secondo mandato alla guida dell’Ordine. Da sempre in prima linea in campo missionario, gli agostiniani attendono dal Pontefice conferme e indicazioni «per rinnovare la nostra vita — aggiunge padre Prevost in questa intervista al nostro giornale — ed essere più fedeli nella nostra risposta alla Chiesa e al popolo».
Papa Francesco celebra la messa in occasione dell’inizio del vostro capitolo generale ordinario. Che significato ha questo gesto?
Per noi si tratta di una vera e propria primizia: un Pontefice viene a celebrare l’Eucaristia in mezzo a noi. La sua presenza è un gesto grande e generoso, che sicuramente lascerà un segno in questi lavori capitolari. Confesso che siamo rimasti meravigliati quando, dopo aver domandato di essere ricevuti in udienza dal Santo Padre in occasione del nostro capitolo, abbiamo saputo addirittura che aveva deciso di celebrare la messa con noi nella chiesa di sant’Agostino, nel giorno della sua memoria liturgica. Con questa scelta il Pontefice ha voluto manifestare la sua vicinanza al nostro ordine e di questo evidentemente siamo molto grati. Ricordo che quando il cardinale Bergoglio veniva a Roma, si recava spesso nella chiesa di sant’Agostino, dove c’è la tomba di santa Monica. Come figli spirituali del grande vescovo di Ippona, siamo consapevoli che la presenza del Papa deve ricordarci anzitutto che essere agostiniani significa appartenere alla Chiesa. Noi abbiamo un legame molto speciale e grande con il Santo Padre, come dice il santo, perché siamo parte del corpo di Cristo. È ciò che caratterizza l’essere figli di sant’Agostino.
Su quali temi si concentrerà l’attenzione dei padri capitolari?
Il capitolo ha due aspetti molto importanti. Il primo è quello legato all’elezione del nuovo priore generale; l’altro, più sostanziale, riguarda l’elaborazione di un programma di lavoro destinato a orientare la vita dell’ordine per i prossimi sei anni, attraverso l’individuazione delle sfide che si pongono alla Chiesa e alla vita consacrata. La presenza del Pontefice in questo momento, in un anno veramente storico come quello che la Chiesa sta vivendo, è ricca di significato per noi e ha delle conseguenze pratiche. In primo luogo, ci richiama a vivere in questo mondo, con un’attenzione particolare al messaggio che Papa Francesco vuole trasmettere a tutta la Chiesa: vicinanza ai poveri, a quelli che soffrono, ai più bisognosi. Queste sono indicazioni che per noi religiosi, membri di un ordine mendicante, hanno un’importanza particolare. Dai gesti del Santo Padre, dalle parole delle sue omelie e dei suoi discorsi, capiamo che anche per noi agostiniani c’è una missione grande da intraprendere per rinnovare la nostra vita ed essere più fedeli nella nostra risposta alla Chiesa e al popolo.
Guardando al futuro, si possono già indicare prospettive e impegni alla luce di quanto emergerà nel capitolo generale?
La prima cosa da tener presente è sempre la necessità di un rinnovamento continuo della nostra vita di consacrati. Siamo chiamati ogni giorno a cercare le strade per essere fedeli ai consigli evangelici che abbiamo professato. Quanto alle diverse missioni che abbiamo come agostiniani, dobbiamo valutare quello che stiamo facendo a livello di educazione, ricerca, promozione culturale e missionaria, per capire se abbiamo la capacità di rispondere con generosità alle rinnovate sfide che la Chiesa deve affrontare, anche nell’ambito della nuova evangelizzazione
Qual è il bilancio della sua esperienza di questi dodici anni trascorsi alla guida dell’ordine?
Sto terminando il mio secondo mandato e devo dire che è stata un’esperienza veramente ricca. Ringrazio tutti i confratelli per questi anni e per l’opportunità che ho avuto di servire l’ordine. Ho potuto vedere la Chiesa da vicino e toccare con mano la multiforme realtà dell’ordine agostiniano nei cinquanta Paesi di tutti i continenti dove siamo presenti. Ho visto i luoghi e ho sperimentato le situazioni in cui la Chiesa forse ha più difficoltà nel far sentire il suo messaggio agli uomini di oggi. Ma ho potuto constatare anche la vitalità di quelle zone missionarie in crescita, laddove la Chiesa sta facendo veramente un servizio molto grande. Aver avuto la possibilità di partecipare a tutte queste realtà è stato un grande dono; e, allo stesso tempo, credo di essere riuscito ad accompagnare e incoraggiare i miei confratelli, perché siano capaci di rispondere in modo sempre più efficace alle sfide del nostro mondo.
Osservatore Romano, 29 agosto 2013