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Informazioni e aggiornamenti dalla Parrocchia e dalla Chiesa

Dono dell'ostensorio in plexiglas dell'artista Belisario Mancini

Chiesa di Sant'Anna
, 19/05/2011


Il Maestro Belisario Mancini nella mattinata del 19 maggio 2011 ha offerto in dono a Padre Bruno Silvestrini, Parroco della Pontificia Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, un suo artistico ostensorio in plexiglas di cm 93x42x10, esemplare unico. Il Parroco lo ha ringraziato con grande gioia e ammirazione ed ha posto l’Artista Belisario Mancini e la sua famiglia sotto la protezione di Sant’Anna.  

 Cenni biografici di Belisario Mancini

 Nato a Roma nel 1938 dove risiede e lavora.

 

Belisario Mancini è un artista che agli slanci istintuali di una natura semplice insieme e difficilmente riducibile a una sigla uniforme unisce consapevolezza formale, che arriva a poco a poco ad assorbire, a concentrare il risultato artistico. Se un'ascendenza è riscontrabile in lui, risalirei a un'indicazione, a un suggerimento di scaturigine neoclassicistica. E', in questi suoi plexiglas, uno slancio contenuto nei termini, esatti, di un richiamo squisitamente essenziale. Non è soltanto, come può apparire a un primo sguardo, il distacco dalla realtà come in gran parte delle soluzioni odierne: ma il prelievo del connotato segnico di bas di ogni contesto, fino a un'eleganza disincarnata, dove pulsa, appunto, una favola memore. Non è la forma che sorge dalla trasparenza, dall'areità dello strumento d'irrealismo ottico, ma il contrario: il punto di arrivo è questa vibrazione di colore rarefatto nella luce che tutto pervade fino ad assimilarlo con la memoria dell'imagine che si ha per un attimo socchiudento gli occhi e immergendo la forma plastica nella dimensione della fantasia.

Nascono in tal modo i tortili colli di Cigno, quasi a memento, foscoliano, delle Grazie che li ispirano, e gli squillanti, taciti, embrioni spazilali dove alitano lineari Gabbiani, cadenze orbitali, proposte di oggetti consueti al grado di cadenze, di vortici trasparentio su sfondi cosmici, di puro presagio. Da un ostensorio sgorga, concentrato, un fiotto di luce; da un campo di grano o da un prato, monétiano, di ninfee, il colore si dissipa come un alito di vento. Un Nubifragio non è che una collusione di memorie cromatiche immerse in un'atmosfera, in un'eco di tempesta.

Tutto rievoca una realtà che vorrebbe essere imminente e riesce, al culmine, immemore, traslata. Siamo nel clima dei sogni resi oggetto dall'incorporanza della idea nel tessuto, opalino, del vero. A questo ciclo variopinto e flessibile, sfiorato, sottilmente irriducibile, di cadenze, sillibazioni, striscie, lumi, paesaggi di fiamma, attinge, illibata, la dimensione materico-pittorico-cromatica di Belisario.